Isis: 6 arresti per terrorismo in Nord Italia

All'alba l'operazione di Ros e Digos tra Lombardia e Piemonte. Bloccata una coppia di Lecco in partenza per la Siria. Volevano portare con loro i figli di 2 e 4 anni.

Jihad: 6 arresti per terrorismo in Nord Italia
Jihad: 6 arresti per terrorismo in Nord Italia
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28 Aprile 2016 - 09.03


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La lotta all’Isis continua. Dalle prime ore di questa mattina, in diverse province della Lombardia e del Piemonte, si è svolta una vasta operazione antiterrorismo condotta congiuntamente dalle Digos di Lecco, Varese, Milano nei confronti di 6 estremisti islamici destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Milano per il reato di “Partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale”.


Secondo il ministro dell’Interno Angelino Alfano intervenuto al telefono in una trasmissione televisiva questa mattina, “erano stati indotti a valutare ipotesi di compiere anche in italia degli attentati o degli atti violenti”. E il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha rivelato l’esistenza di un messaggio inviato da un emiro del Califfato questo mese di aprile, che invitava a “effettuare [url”attentati in Italia”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=88225&typeb=0&arresti-isis-parlavano-di-attentati-in-italia[/url]”. Nel mirino soprattutto la città di Roma, da colpire con i lupi solitari.



Le indagini. Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale di Milano d’intesa con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, hanno documentato l’intenzione di una coppia residente in provincia di Lecco di raggiungere a breve il teatro di conflitto siro-iracheno, portando con loro i figli di 2 e 4 anni, per unirsi alle milizie dello Stato Islamico.


Destinatario della misura restrittiva, emessa dal gip di Milano per il reato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale, anche un marocchino di 23 anni, residente in provincia di Varese: il giovane, fratello di un foreign fighter espulso dall’Italia nel gennaio 2015 con un provvedimento emesso dal Ministro dell’Interno per motivi di terrorismo, si sarebbe dovuto unire alla coppia.

Le tre persone arrestare erano in contatto con altri due coniugi già residenti in provincia di Lecco, partiti verso la regione siro-irachena nel febbraio 2015, anch’essi raggiunti dal provvedimento cautelare così come una loro parente, che si è adoperata per mettere in contatto questi ultimi con gli aspiranti combattenti.



Chi sono i 6 destinatari del provvedimento di arresto. Ecco i nomi dei destinatari dell’ordinanza: Mohamed Koraichi, nato in Marocco il 26 febbraio 1985 e residente a Bulciago (Lecco) e la moglie Alice Brignoli che ha cambiato nome in Aisha dopo la conversione all’Islam, nata a Erba il 13 dicembre 1977. La coppia è latitante e per inquirenti e investigatori si trova con i tre figli di 6, 4 e 2 anni nel territorio dell’organizzazione terroristica Stato Islamico. E’ invece stata arrestata a Baveno, in provincia di Verbania, Wafa Koraichi, nata in Marocco il 17 aprile 1992 e sorella di Mohamed. Sono stati fermati anche Abderrahim Moutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di pugilato in Svizzera, nato il 23 giugno 1988 e residente a Lecco, e sua moglie Salma Bencharki, anche lei nata in Marocco il 15 marzo 1990. Infine è finito in carcere Abderrahmane Khachia, nato in Marocco il 2 maggio 1993 e residente a Brunello (Varese). Il giovane è il fratello di Oussama Khachia, 30 anni, operaio, un foreign fighter cresciuto a Brunello ed espulso dall’Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell’Isis. In seguito fu allontanato anche dalla Svizzera e infine avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe morto dopo essersi unito al Califfato.

Agli atti dell’inchiesta anche la foto di 4 bambini che indossano una tuta e indicano con un indice il cielo in atteggiamento che simboleggia l’esaltazione del martirio. I bambini sono i tre figli della coppia di Bulciago che ora risulta essere nel Califfato. Il quarto è il figlio di Oussama Khachia, operaio 30enne che sarebbe morto in Siria, dopo essersi unito all’Isis.

Sarebbe stato Moutaharrik a ricevere la richiesta da altri affiliati all’Isis di compiere un attentato in Italia. “Caro fratello Abderrahim, ti mando (…) il poema bomba (…) ascolta lo sceicco e colpisci”. E’ questo il contenuto di una registrazione mandata via WhatsApp a Moutaharrik. Il messaggio incita al martirio e a compiere attentatati nei Paesi in cui il destinatario si trova, quindi l’Italia.



I dettagli. Alla coppia si sarebbe dovuto unire un altro marocchino di 23 anni, residente in provincia di Varese, fratello di un foreign fighter espulso dall’Italia nel gennaio 2015 con un provvedimento del Viminale e di cui è stata documentata l’uccisione in combattimento in Siria dai pm che seguono l’inchiesta, Francesco Cajani ed Enrico Pavone.


Gli aspiranti combattenti erano in contatto con Mohamed Koraichi, un marocchino di 32 anni, e con la sua compagna, l’italiana Alice Brignoli di 39 anni. Vivevano in provincia di Lecco e si erano convertiti all’Islam nel 2008, ma dal febbraio 2015 erano svaniti nel nulla insieme ai tre figli maschi di 7,6 e un anno e mezzo, per riapparire poi nelle file dello Stato Islamico. Anche loro sono stati oggetto dell’ordinanza di cattura, così come una loro congiunta, adoperatasi per mettere in contatto questi ultimi con gli aspiranti combattenti.


Durante le perquisizioni, gli inquirenti hanno trovato materiale definito “di grande interesse investigativo”, e che può portare a svelare la rete di collegamento dei foreign fighters.


“Operazione stamani anti estremisti al nord molto importante. Complimenti a ministro, intelligence, inquirenti e forze ordine #tuttiinsieme”. Lo scrive su Twitter il premier Matteo Renzi, in merito all’operazione anti-terrorismo di stamattina in Lombardia.





Nella foto Abderrahim Moutaharrik, pugile di kickboxing

“Voglio picchiare (inteso come colpire e far esplodere, ndr) Israele a Roma”, diceva, intercettato lo scorso 6 febbraio, Abderrahim Moutaharrik parlando con Abderrahmane Khachia, anche lui finito in carcere. Moutaharrik fa riferimento “ad un suo disegno per compiere un attentato all’Ambasciata di Israele” chiarendo “di avere contattato un soggetto albanese per procurarsi le armi, non riuscendo nell’intento”.



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