di Onofrio Dispenza
La lotta tra la civiltà e la mafia è anche storia di segni e segnali. Ci avviciniamo rapidamente agli anniversari delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Ci arriviamo districandoci tra le più grandi difficoltà mai attraversate dall’antimafia. Nel conto ci sono le inchieste che hanno messo in dubbio alcuni simboli di questo fronte, quasi come se una regia avesse messo a punto tutto secondo un canovaccio ben studiato. Nel conto c’è anche la riapertura di una partita tra politica e magistratura, che seppure tornata su altri terreni di scontro, finirà con l’avere una ricaduta anche sul fronte della lotta alla mafia. In questo quadro, alla ricerca di quei segni che civiltà e mafia dispiegano sulla scacchiera delicata della democrazia, turba il destino del “Pub Ballarò”.
Si dirà, è piccola cosa. No, la mafia da sempre ha intimorito, intimidito e sequestrato il consenso con piccoli segnali quotidiani.
Prima che il pub si chiamasse “Ballarò”, il locale al centro di uno dei mercati più popolari di Palermo, era del boss Nicchi. Il locale si chiamava “Cu mangia fa muddrichi”, chi mangia lascia molliche, un modo di dire siciliano per rappresentare che, chi fa qualcosa, chi si muove, lasca tracce del suo passaggio. Chissà se il boss avesse scelto quel nome per dire qualcosa a chi gli stava attorno, a chi passava davanti al locale sapendo chi comandava dentro e nei dintorni del pub. Dopo il sequestro, il pub viene assegnato ad una cooperativa di giovani impegnati nel movimento antimafia.
Per riportarlo in vita, assegnandogli un altro messaggio, opposto al “Muddrichi”, per dare una prospettiva a quel pugno di ragazzi. Durante i lavori, minacce e intimidazioni. Scoraggiare l’impresa era l’obiettivo centrale degli amici del boss. Alla fine il pub riapre, si chiama Ballarò, come il quartiere. la sera dell’inaugurazione è festa, si sa bene che sarà difficile, ma si prova, si va avanti. Arrivano le difficoltà, il locale che nelle mani del boss era ogni sera pieno, stenta a partire a far quadrare i conti.
La lotta tra civiltà e mafia è storia di segni e di segnali
A Palermo, un pub strappato ad un boss, dopo aver riaperto grazie al lavoro di giovani antimafia, è costretto a chiudere. E questa è una pericolosa sconfitta.
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Onofrio Dispenza Modifica articolo
10 Maggio 2016 - 18.37
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