Migranti: quei morti ignoti nei sentieri alpini al confine con la Francia

Le croci anonime dei migranti morti tentando di passare il confine. E a Ventimiglia, c'è il Passo della morte, ora sistemato da due associazioni che l'hanno ribattezzato "Sentiero della speranza".

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9 Giugno 2016 - 15.44


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C’è una croce anonima nel piccolo cimitero di Oulx, comune di 2.500 anime in Alta Val di Susa. È di un giovane uomo, forse di origine araba, trovato morto lungo uno dei sentieri che portano in Francia. Nelle valli che hanno ospitato le Olimpiadi, simbolo di un mondo che non conosce frontiere, ogni notte decine di migranti cercano di attraversare il confine. “È il secondo morto ignoto trovato in alta Valle di Susa. Il primo l’aveva trovato una signora che portava il cane a passeggio su un sentiero nei dintorni di Campo Smith, a Bardonecchia, e oggi riposa anche lui con la sua croce anonima, in un cimitero in alta valle”, racconta il sindaco di Oulx Paolo De Marchis, intervistato da Dislivelli, bella rivista di montagna dell’omonima associazione. Il primo piano del numero di Giugno della rivista, intitolato “Non passa lo straniero”, racconta quel che sta succedendo lungo i sentieri che attraversano cime e passi delle Alpi e portano in Francia, Svizzera o Austria.

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Il fenomeno delle persone straniere che tentano di passare la frontiera clandestinamente non è nuovo per la Valle di Susa, ma dall’ottobre dell’anno scorso la situazione è peggiorata. Capita di vedere all’imbrunire lungo la strada statale che sale in alta valle, verso Bardonecchia, furgoni che si fermano per far scendere due o tre persone alla volta, che si avviano verso la frontiera”, scrive Maurizio Dematteis, direttore della rivista e autore dell’inchiesta. “Come nel cimitero di Lampedusa -aggiunge-, dove le immagini delle croci di legno senza nome hanno fatto il giro del mondo, anche nelle Valli olimpiche, a pochi chilometri da Torino o Lione, ci sono tombe anonime di persone morte nel tentativo di passare il confine”. 

Sempre sul confine della Francia, ma in Liguria, c’è il Passo della Morte, chiamato così non a caso. “Dal Passo della morte, sopra Ventimiglia, sono transitati negli anni antifascisti in fuga, ebrei perseguitati dalle leggi razziali, jugoslavi negli anni ’90 e tunisini delle Primavere Arabe nel 2011. Oggi sono i migranti in fuga da guerre e carestie diretti in nord Europa, che attendono l’imbrunire per avventurarsi sui sentieri delle Alpi marittime”. Se si sbaglia si rischia di precipitare per centinaia di metri. Ma c’è si è rimboccato le maniche per rendere più sicuro il sentiero, visto che gli incidenti erano in aumento.

I montanari residenti nella primavera dell’anno scorso si sono organizzati, stanchi di veder transitare persone abbandonate al loro triste destino -racconta Maurizio Dematteis-: la ‘Società Operaia di Mutuo Soccorso di Grimaldi’ insieme all’associazione ‘Randonneurs du Pays mentonnais’, ha ritracciato il vecchio sentiero che la vegetazione e i cinghiali avevano a tratti cancellato, invitando la popolazione e le associazioni italiane e francesi del circondario a collaborare risalendo e ripulendo i sentieri fino ad incontrarsi dove il filo spinato segna la frontiera. Le due parti del sentiero sono state unite in un unico tracciato ribattezzato ‘Il sentiero della Speranza/le sentier de l’Espoir’. Ma le persone in fuga continuano a passare rischiando la vita, e la popolazione montanara che ha fatto la sua parte come tutti noi europei è in attesa che prima o poi i paesi Ue riescano a mettere in campo una vera politica comune sul tema delle migrazioni”.

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