Nizza, ansia per gli italiani dispersi: ne mancano almeno 5

Una coppia di Voghera e una di Milano non danno notizie dalla sera dell'attentato. Forse con loro una quinta persona non identificata. Farnesina: una decina coinvolti fra irreperibili e feriti.

I 5 italiani ancora da trovare
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18 Luglio 2016 - 11.19


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Una donna di Cuneo è stata vista dalla figlia salire sull’ambulanza. Poi sembra essere scomparsa nel nulla. E poi c’è la coppia di Voghera e una di Milano. Quattro giorni dopo la strage, la situazione resta confusa. Il ministero degli Esteri fa sapere che tra irreperibili e feriti le persone coinvolte “sono una decina”.

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Le autorità francesi non hanno ancora diramato la lista ufficiale delle 84 vittime della furia del camion guidato da Mohamed Lahouaiej Bouhlel.

Gli italiani. L’ansia è particolarmente forte per un gruppo di quattro o forse cinque amici provenienti dalla Lombardia. Le due coppie formate da Angelo D’Agostino (71 anni) e Gianna Muset (68 anni) di Voghera e da Maria Grazia Ascoli (77 anni) e Mario Casati (90 anni), di Milano, erano insieme sul Lungomare di Nizza per assistere ai fuochi d’artificio. Si ipotizza che fossero accompagnati da un quinto amico, ma senza certezza. Di loro non si hanno notizie dalla sera dell’attentato.
Misteriosa anche la sorte di Carla Gaveglio, 48 anni, di Piasco in provincia di Cuneo. Il marito e la figlia sono ricoverati all’ospedale Pasteur. La ragazza di 14 anni sostiene di aver visto la madre cosciente mentre veniva caricata su un’ambulanza. Ma ad oggi di lei non si hanno notizie, anche se l’elenco dei feriti è stato già completato. Sembra scomparsa nel nulla e il marito Pietro Massardi dal suo letto d’ospedale si è limitato a scrivere su Facebook un messaggio piuttosto sconsolato: “Grazie per tutta l’amicizia che mi avete dato”. Ventiquattr’ore prima postava: “Sono convinto di darvi presto buone notizie sicuramente con l’aiuto dei nostri angeli”. Carla Gaveglio, ha raccontato la figlia, non parlava e aveva problemi alle gambe e al bacino. Non aveva documenti né cellulare perché nell’attentato aveva perso la borsetta. “Abbiamo dato le sue fotografie all’Unità di Crisi, ma finora non c’è stato alcun risultato” spiega il marito.

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L’Unità di Crisi della Farnesina ed il consolato di Nizza stanno continuano il lavoro frenetico di assistenza ai connazionali arrivati nella cittadina francese alla ricerca dei parenti che ancora mancano ancora all’appello. “Le operazioni di riconoscimento delle vittime sono delicate e complesse” precisa Serena Lippi, console generale d’Italia a Nizza che spiega come le autorità francesi stiano “adottando una procedura lunga ma molto precisa. I corpi sono in uno stato irriconoscibile e i francesi prima di dare informazioni vogliono essere sicuri. Stiamo ricevendo lo stesso trattamento che ricevono tutti i miei colleghi stranieri”. In rue Gubernatis, dietro place Massena, al Centro di accoglienza dei parenti delle vittime, i medici prelevano il Dna utile al riconoscimento dei corpi (di cui, in alcuni casi, il volto tumefatto non permette l’identificazione visiva). Il timore è che il numero degli italiani rimasti vittima della strage possa essere più ampio: “A Nizza vivono tanti italiani, molti anziani, alcuni non hanno figli né parenti prossimi che potevano segnalare la scomparsa” spiegano al consolato.

 

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