Un altro tassello che accredita la pista mafiosa. Una pista che fa risalire la morte di Attilio Manca direttamente a Bernardo Provenzano. Un altro pentito torna a parlare del caso dell’urologo di Barcellona trovato morto nel 2004 nella sua casa in provincia di Viterbo. È il pentito calabrese Antonino Lo Giudice a mettere a verbale le sue dichiarazioni che potrebbero entrare tra gli incartamenti del processo Borsellino quater a Caltanissetta.
Il fatto di cronaca. Il dottore fu ritrovato cadavere nella sua abitazione di Viterbo. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori però si opposero. Secondo loro ostenendo che il figlioè stato una vittima di mafia. Morto per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia.
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Lo Giudice. Una morte, quella del medico barcellonese, su cui sono state fatte diverse ipotesi dal suicidio all’omicidio di mafia. Una ricostruzione, quest’ultima, accreditata dallo stesso Lo Giudice. Ad ordinarne l’uccisione sarebbe stato il boss latitante Bernardo Provenzano, dopo che l’urologo lo avrebbe visitato. A farlo fuori, secondo la ricostruzione di Lo Giudice, sarebbe stato Giovanni Aiello, detto faccia da mostro. “Aiello – riferisce Lo Giudice – parlò di un omicidio avvenuto in Sicilia prima ancora che venisse arrestato Provenzano. La vittima era un urologo che si era prestato di individuare una clinica all’estero per fare operare Provenzano”. Aiello lo avrebbe eliminato “per non lasciare tracce” dopo aver contattato un avvocato di nome Pataffio (probabilmente Cattafi ?). “Il dottore fu ucciso nel suo stesso studio a Barcellona per conto dell’avvocato e di Provenzano”. Una dichiarazione, questa che, evidentemente, porta con se qualche falla, non fosse altro perché Attilio Manca fu trovato cadavere a Viterbo, ben lontano dalla Sicilia. Antonino Lo Giudice dice che quelle storie le ha sentite da altri, parlando, dopo anni di silenzi e ritrattazioni, di fronte ai pm di Palermo Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia, e di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Nei suoi verbali, tutti da verificare, non solo il caso Manca, ma molti dei casi di sangue più scottanti, dalla strage di via D’Amelio al fallito attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone, dall’assassinio dell’agente Antonino Agostino fino alla scomparsa di Emanuele Piazza.