Amnesty accusa l'Italia: torture e violenze sui migranti

L'organizzazione che difende i diritti umani critica il modello hotspot e segnala numerosi abusi

Migranti, sbarco a Catania del 26 ottobre 2016 - Foto: Antonio Parrinello, Reuters/Contrasto)
Migranti, sbarco a Catania del 26 ottobre 2016 - Foto: Antonio Parrinello, Reuters/Contrasto)
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3 Novembre 2016 - 10.55


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Vengono a mangiare e bere a spese nostre. Vengono negli hotel a 4 stelle. Vengono a fare i furbi, non è vero che scappano dalla guerra. Quante volte lo abbiamo sentito dire? La verità è un’altra: le pressioni dell’Unione europea affinché l’Italia usi la ‘mano dura’ nei confronti dei migranti e la necessità di rilevare “a ogni costo” le impronte digitali a chi arriva nel Paese hanno determinato espulsioni illegali e maltrattamenti che, in alcuni casi, si possono considerare torture: è dura la denuncia contenuta nel rapporto di Amnesty International “Hotspot Italia: come le politiche dell’Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti”.
Secondo il rapporto, il cosiddetto “approccio hotspot”, promosso dall’Ue per identificare migranti e rifugiati al momento dell’arrivo, non solo ha compromesso il loro diritto a chiedere asilo ma ha anche alimentato “agghiaccianti episodi di violenza”: Amnesty ha raccolto testimonianze di pestaggi, uso di manganelli elettrici e qualche caso di umiliazioni sessuali.
L’approccio hotspot, adottato per prendere le impronte digitali delle persone che arrivano nei Paesi di frontiera dell’Unione, come l’Italia, prevede una veloce valutazione dei loro bisogni di protezione e, a seconda dei casi, l’avvio della procedura d’asilo o il ritorno nei Paesi di origine: il rapporto, basato su oltre 170 interviste a rifugiati e migranti, rivela “gravi lacune” in ciascuna di queste fasi. Amnesty ha ricevuto denunce “coerenti e concordanti” di arresti arbitrari, intimidazioni e uso eccessivo della forza fisica per costringere uomini, donne e anche bambini appena arrivati a farsi prendere le impronte digitali.
“Determinati a ridurre il movimento di migranti e rifugiati verso altri Stati membri, i leader Ue hanno spinto le autorità italiane ai limiti, e talvolta oltre i limiti, della legalità” afferma il curatore del rapporto, Matteo de Bellis. “Il risultato è che persone traumatizzate, arrivate in Italia dopo esperienze di viaggio strazianti, vengono sottoposte a procedure viziate e in alcuni casi a gravi violenze da parte della polizia, così come a espulsioni illegali” aggiunge.
Su 24 testimonianze di maltrattamenti raccolte, in 16 si parla di pestaggi. Una donna di 25 anni proveniente dall’Eritrea ha riferito che un agente di polizia l’ha ripetutamente schiaffeggiata sul volto fino a quando non ha accettato di farsi prendere le impronte digitali. In alcuni casi, migranti e rifugiati hanno denunciato di essere stati colpiti con bastoni elettrici. Questa è la testimonianza di un ragazzo di 16 anni originario del Darfur: “Mi hanno dato scosse con il manganello elettrico diverse volte sulla gamba sinistra, poi sulla gamba destra, sul torace e sulla pancia. Ero troppo debole, non riuscivo a fare resistenza e a un certo punto mi hanno preso entrambe le mani e le hanno messe nella macchina per le impronte”. Due testimonianze, di un sedicenne e di un uomo di 27 anni, riferiscono di umiliazioni sessuali.
Amnesty sottolinea come nella maggior parte dei casi il comportamento degli agenti di polizia rimanga professionale e la vasta maggioranza delle impronte digitali sia presa senza incidenti, ma le conclusioni del rapporto mettono in luce la necessità di un’indagine indipendente sulle prassi utilizzate.
L’organizzazione umanitaria critica anche le procedure di screening per separare i richiedenti asilo dai migranti irregolari, affidate a “brevi interviste” effettuate da agenti delle forze dell’ordine “che non hanno ricevuto una formazione adeguata e sono chiamati a prendere una decisione sui bisogni di protezione delle persone che hanno di fronte”. Nel mirino di Amnesty, infine, le espulsioni: “sotto le pressioni dell’Ue, l’Italia sta cercando di aumentare il numero dei migranti rinviati nei Paesi di origine, anche negoziando accordi di riammissione con Paesi le cui autorità hanno commesso terribili atrocità” come, ad esempio il Sudan. “Le autorità italiane devono porre fine a queste violazioni e assicurare che le persone non saranno respinte verso Paesi dove rischiano persecuzione e tortura” conclude de Bellis.

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