“Lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide ‘mangiatoie di dignità’: nel rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti. Lasciamoci interpellare dai bambini che non vengono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi”. Lo ha detto Papa Francesco nella notte di Natale, mettendo al centro della sua omelia i bambini emarginati.
Il Pontefice si è chiaramente ispirato per il suo discorso alle tragedie di quest’anno: ai bimbi della martoriata città di Aleppo, che in migliaia ancora rischiano la morte, e ai bimbi migranti, che ogni giorno muiono attraversando quella tomba che è diventata il Mediterraneo. “Il Bambino che nasce ci interpella: ci chiama a lasciare le illusioni dell’effimero per andare all’essenziale, a rinunciare alle nostre insaziabili pretese, ad abbandonare l’insoddisfazione perenne e la tristezza per qualche cosa che sempre ci mancherà”, ha detto il Papa.
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