Per Irina, perché il suo non sia un femminicidio di serie B

Ho atteso per fare questa considerazione: la morte di Irina, 20enne moldava uccisa vicino Mananza dal fidanzato che voleva farla abortire, è un omicidio di serie B.

Irina Bakal
Irina Bakal
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

24 Marzo 2017 - 10.52


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Ho atteso un giorno per fare questa considerazione. Un giorno per leggere, osservare, ascoltare, pesare. Ora la dico: la morte di Irina, la ventenne di origini moldave uccisa atrocemente vicino Mananza, è entrato solo nella categoria cadetta del femminicidio. Un omicidio di serie B, per una ragazza che voleva salvare la gravidanza, per un ragazzo, il suo, prontamente ex, che quella gravidanza non la voleva. Lui l’aveva “invitata” ad abortire, Irina aveva detto di no. Lui, Savciuc, coetaneo di Irina, studente, pure lui di origini moldave, non ha avuto dubbi, l’ha strangolata, si è disfatto del corpo della ragazza ed è andato al primo ComproOro per vendere quel che aveva strappato al corpo senza vita di Irina.

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Un delitto atroce che non mi sembra abbia avuto lo stessa dose di indignazione di altri delitti con al centro, vittima, una donna. Ha contato l’origine di Irina? Ha contato quella dell’assassino? Una atroce storia, ma tra moldavi? Di scomodi moldavi? Eppure, la morte atroce di Irina veniva all’indomani dell’oceanico, legittimo e giusto scandalo dell’osceno giochino pomeridiano di RaiUno sulle donne dell’Est. Un gioco che ha indignato, che ha invaso giornali e Rete e che, con una buona dose di cattivo gusto, ha poi dato vita a “spassose” parodie. Dallo scandalo al divertimento scandaloso il passo è stato breve. All’indomani del pomeriggio della Perego, la notizia della morte atroce di Irina avrebbe dovuto essere elemento di ulteriore riflessione, l’occasione per dire che di fronte all’orrore dell’oppressione, della prepotenza e della violenza non ci sono differenze possibili. Dire che la nostra sensibilità ha sempre la stessa corda. Anzi, che la nota della nostra indignazione è più alta quando la vittima ha attraversato, attraversa, una difficoltà in più per la sua origine, per l’origine dei padri e delle madri che hanno dovuto fare la valigia, lasciare affetti e terra per provare a sfidare la logica del mondo cercando una vita migliore. Questo spazio è per Irina, per scusarci anche della nostra misurata indignazione.

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