Una sposa bambina ogni sette secondi: il G7 delle donne per reclamare diritti

Save the Children: 70.000 ragazze muoiono ogni anno a causa di complicazioni durante la gravidanza; 62 milioni di bambine fuori dalla scuola.

Difendiamo i diritti delle bambine
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8 Aprile 2017 - 17.29


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“Il mondo ha compiuto enormi passi in avanti per proteggere i bambini e garantire i loro diritti fondamentali ma sono ancora milioni coloro a cui il futuro continua a essere negato, semplicemente perché sono bambine e ragazze. Per questo guardiamo al G7 del 26 e 27 maggio a Taormina come una opportunità unica per accelerare i progressi realizzati per assicurare che i più vulnerabili abbiano accesso all’educazione, alla salute, alla nutrizione e alla protezione, partendo proprio dalle bambine e dalle ragazze, che sono le più esposte al circolo vizioso della povertà e della mancanza di opportunità”, ha affermato Helle Thorning-Schmidt, Direttore Generale di Save the Children International, in occasione del suo intervento nella sessione plenaria finale del “Women’s Forum on inequality and sustainable growth”, organizzato a Roma nell’ambito della Presidenza italiana del G7.

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Nel mondo, secondo Save the Children – l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti – ogni 7 secondi una ragazza di meno di 15 anni di età viene data in sposa a uomini spesso molto più grandi di lei, a causa della povertà o di pratiche sociali discriminatorie, con conseguenze devastanti sulla vita delle giovani e su quella dei loro figli: 70.000 ragazze perdono la vita ogni anno a causa di complicazioni durante la gravidanza – la seconda causa al mondo di morte per le ragazze dopo i suicidi -, mentre i bambini che nascono da madri adolescenti hanno il 50% di probabilità in più di morire nei primi giorni dopo il parto e il 15% di probabilità in più di soffrire di malnutrizione cronica se anche le loro giovani mamme risultano malnutrite prima e durante la gravidanza.

“Oggi, nel mondo, 62 milioni di ragazze sono escluse dall’educazione e più di 3 milioni di donne e dei loro bambini potrebbero essere salvati ogni anno investendo nella sanità e nella nutrizione”, ha proseguito Helle Thorning-Schmidt.

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In vista del Summit di Taormina, Save the Children chiede ai leader del G7 di dar seguito agli impegni presi nella Dichiarazione di New York sui Rifugiati e i Migranti per garantire il rispetto dei diritti umani di tutti i rifugiati e i migranti, tra cui bambine e ragazze. In particolare, l’Organizzazione chiede di porre fine alla detenzione dei minori, di assicurare ai bambini l’accesso a un’educazione di qualità entro i primi mesi dopo lo sfollamento, e di garantire il supporto necessario ai quei paesi che salvano, ricevono e ospitano vasti numeri di rifugiati e migranti.

Secondo Save the Children, occorre infatti garantire l’apertura di vie regolari e sicure, e sistemi di protezione e accoglienza indipendentemente dallo status giuridico dei minori migranti e rifugiati. L’aiuto allo sviluppo ai paesi di origine e di transito, inoltre, non deve essere legato alla prevenzione dei flussi migratori ma rispondere ai reali bisogni della popolazione.

Le ragazze, in particolare, sono ad alto rischio di tratta se costrette a percorrere rotte migratorie pericolose cadendo in mano ai trafficanti, ed è dunque fondamentale garantire sistemi di protezione adeguati lungo tutta la rotta migratoria, con particolare attenzione alla vulnerabilità delle ragazze.

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Save the Children invita inoltre i leader del G7 a investire nuove risorse e porre particolare attenzione al tema della nutrizione nell’ambito di ogni iniziativa sulla sicurezza alimentare, garantendo in particolare ai bambini, comprese le ragazze, l’accesso a cibo nutriente e di qualità, ad allocare risorse adeguate per garantire il diritto all’educazione a tutti i bambini a cui viene ancora negata l’opportunità di andare a scuola e a mettere in atto impegni concreti per implementare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Conflitti e movimenti forzati di popolazione espongono ulteriormente le ragazze e le bambine a povertà estrema, abusi, violenze, sfruttamento, negando loro l’opportunità di andare a scuola e accedere a servizi sanitari di qualità.

In particolare, in un contesto di guerra la probabilità che le bambine possano perdere la vita è 14 volte superiore rispetto agli uomini nelle stesse situazioni. In Siria, in particolare, 5,8 milioni di bambini vivono ancora sotto i bombardamenti, 2,3 milioni di minori sono fuggiti dal Paese e le bambine e le ragazze vengono spesso costrette dai propri genitori a sposare uomini più grandi perché non possono più occuparsi di loro generandone la disperazione che in alcuni casi le porta addirittura al suicidio.

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