“Il babbo, voglio, mi dice stamattina il nostro piccolo Levante, che sta or ora imparando a pronunciare bene le parole. Ma il desiderio del babbo è più che chiaro e articolato. I bambini hanno tutt’un loro modo di capire le cose, anche quando non gliele spieghiamo. Il babbo torna, come sempre”. Inizia così il post che Alexandra D’Onofrio ha scritto su quanto accaduto al marito, il giornalista Gabriele Del Grande, fermato il 10 aprile dalle autorità turche ad Hatay, provincia sud-orientale al confine con la Siria. Il motivo? Secondo quanto riporta RaiNews, Del Grande non avrebbe avuto con sé il permesso stampa che si deve chiedere prima di arrivare in Turchia per poter svolgere il proprio lavoro nel Paese. “Gabriele sta bene – scrive Alexandra – nessuno può vederlo o entrare in contatto con lui, ma da fonti diplomatiche sappiamo che è trattato con rispetto, ed è ospitato in una specie di guesthouse (presso l’ufficio immigrazione di Hatay), in stato di fermo (e non di arresto, si tratta infatti di un reato amministrativo e non penale). È persona non grata in Turchia e verrà espulso e imbarcato su un volo da Istanbul verso l’Italia nella mattinata di giovedì 13 aprile”. Dall’inizio dell’anno sono 5 i cittadini italiani espulsi dalla Turchia, 15 dall’anno scorso. “Anche ora, sono sicura che stia in ottima compagnia, insomma – continua la moglie – Sono già curiosa di sentire le storie che starà scambiandosi con gli altri trattenuti”. La notizia del fermo è stata data dal quotidiano la Repubblica secondo cui le autorità diplomatiche italiane sono al lavoro per il rilascio del giornalista. “Il console di Izmir (Smirne) tenterà di mettersi in contatto telefonico con Gabriele, ma non è una prassi normalmente consentita”, scrive Alexandra D’Onofrio.
Originario di Lucca, 35 anni, Del Grande scrive da anni di migrazioni e naufragi nel Mediterraneo sul suo blog Fortress Europe. Nel 2013 si è occupato della crisi siriana in un reportage pubblicato da Internazionale e nel 2014 ha realizzato, insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Solimna Al Nassiry, “Io sto con la sposa”, documentario che racconta del viaggio di cinque migranti che attraversano l’Europa per raggiungere la Svezia.
Il 5 aprile su Facebook il giornalista scriveva: “Scorro i post di questi giorni sui bambini gasati in Siria e ho paura che la nostra indignazione finisca per essere strumentalizzata. Non abbiamo bisogno di un popolo di moralisti a giorni alterni. Quello di cui abbiamo bisogno è una contro-narrazione della guerra. Meno embedded, meno consolatoria. Che stia dall’unica parte della povera gente. E che sappia indignarsi tutti i giorni”.
La Federazione nazionale della stampa italiana ha espresso vicinanza a Del Grande. “Auspichiamo il suo pronto rilascio e l’immediato ritorno in Italia e intanto ringraziamo le autorità diplomatiche italiane, che sin dal primo momento hanno seguito con grande attenzione la vicenda”, scrivono ilsegretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. “Questo episodio – proseguono – conferma una volta di più le condizioni insostenibili in cui sono costretti i giornalisti e la libertà di stampa in Turchia. Per tornare a denunciare questa situazione, il 2 maggio la Federazione della Stampa, insieme con Articolo21, Amnesty International Italia, Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, Pressing NoBavaglio e altre associazioni, sarà davanti all’ambasciata turca a Roma per un sit-in nel corso del quale saranno letti i 149 nomi dei giornalisti rinchiusi nelle carceri del Paese“.
Da quando la notizia del fermo di Gabriele Del Grande ha iniziato a circolare sulla stampa e sui social network in tantissimi l’hanno condivisa con gli hashtag #iostocongabriele. Anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia ha rilanciato la notizia su Twitter.
“Voglio ringraziare di cuore tutte le persone che mi hanno contattato in queste ore, siete stati moltissimi – scrive Alexandra D’Onofrio – Grazie dell’affetto, la stima, la preoccupazione, e quel prezioso senso di protezione fornitori da tutta la rete di famigliari, amici e colleghi. Gab, noi tutti ti aspettiamo. E siamo in tanti, più dei papaveri che ieri abbiamo colto pensando a te”.