“Cosa nostra ha due necessità: la prima è quella di dimostrare che non si fa mettere sotto dallo Stato, raccogliendo così la domanda del suo popolo di “farsi sentire”. Per questo Cosa nostra è in movimento”. Beppe Lumia, parlamentare del Pd, membro della Commissione Parlamentare Antimafia, organismo che in passato ha presieduto, legge con preoccupazione i segnali che arrivano dalla mafia.
Quale deve essere la risposta dello Stato a questa “mafia movimentista”?
“E’ necessario capire la sua possibile evoluzione e provare a far cambiare approccio allo Stato – dice Lumia – bisogna passare all’”antimafia del giorno dopo” all’”antimafia del giorno prima. Bisogna colpirla per tempo e provare ad alzare il livello del conflitto, sino a mettere in discussione la vita dell’organizzazione”.
Piccoli e grandi segnali da Cosa nostra, anche episodi che si rischia di archiviare come minori.
“E’ chiaro che Cosa nostra – risponde Lumia – dopo tanti colpi subiti, torna a minacciare, a dare segni dimostrativi evidenti, a Palermo distruggendo la statua di Falcone, ad Agrigento la stele dedicata a Livatino, a minacciare giornalisti, come Salvo Palazzolo, e magistrati, come il gip Nicola Aiello. Ho chiesto al ministro Minniti di tenere alta l’attenzione e di sviluppare una strategia corale contro le mafie”.
Parlava di due necessità della mafia, la prima quella di “farsi sentire”, qual è la seconda? “La seconda riguarda la corsa al dopo Riina. I candidati alla successione dovranno dimostrare forza e capacità di reazione, sia sul versante degli affari e delle collusioni sia su quello naturalmente della violenza. Per capire chi prenderà il posto di Riina nella provincia di Palermo e le conseguenze che questo avrà nei rapporti con Matteo Messina Denaro e con gli altri assetti di Cosa nostra in Sicilia – dice Beppe Lumia – bisogna guardare ai cosiddetti “fine pena”, meno prosaicamente “scarcerati”.
Quindi, il successore di Riina è tra i boss che usciranno dal carcere? Quanti sono in candidati?
“Sono tanti, ma ne indico solo tre per far capire la portata dello scontro a cui dobbiamo prepararci: Giovanni Grizzaffi, di Corleone, denominato “il messia”, un boss che gode dell’investitura dello stesso Riina. E’ già in libertà e la sua presenza sul territorio si farà sentire per evitare che sui corleonesi si spengano le luci della storia di Cosa nostra e la ricchezza del capo dei capi vada in fumo. Un altro nome eccellente – continua Lumia – è quello di Pino Scaduto, storico boss di Bagheria, da sempre indicato come uno dei possibili capi in grado di organizzare una struttura unitaria e capace di far riprendere con la cocaina un ruolo più adeguato a Cosa nostra nel rapporto con la ‘Ndrangheta. Infine, c’è Giulio Caporrimo, pure lui purtroppo in libertà e a capo del mandamento palermitano di San Lorenzo, più volte chiamato a svolgere un ruolo di raccordo tra i vari mandamenti. Un trio maledetto su cui bisogna prestare molta attenzione e provare a colpire per tempo”.
Naturalmente l’elenco dei capomafia in grado di rilanciare Cosa nostra non si ferma ai tre che Lumia mette sotto la lente di ingrandimento. L’elenco è lungo e non c’è un boss che può essere sottovalutato. “Ecco perchè siamo in un momento molto delicato – conclude Lumia . La mafia sta rialzando la testa, ma lo Stato è nelle condizioni di vincerla una volta per tutte”.
La mafia è viva e sta già scegliendo il successore di Totò Riina
Beppe Lumia, commissario Pd dell'Antimafia parla dei tre boss che potrebbero arrivare al vertice di Cosa Nostra
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20 Luglio 2017 - 21.21
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