Lei è Aiza, una piccola pakistana. Col papà, la mamma e un fratellino di due anni più grande, è arrivata in Italia a settembre. Settembre dell’anno che ancora viviamo. Penna, quaderni e libri sul tavolo del doposcuola della Parrocchia dei Santi Urbano e Lorenzo, a Prima Porta, a Roma. Siamo a Saxa Rubra, la chiesa è gestita da giovani paolini polacchi. Qui si insediarono quando questa periferia romana era la “stazione” delle genti che fuggivano dai Paesi dell’Est. Capolinea di storie di disperazione e speranza, questi luoghi – dimenticati dalla stessa Roma – furono uno dei capitoli più elevati della storia dell’antica capitale. Sulla piazza, sulla chiesa e sulle case, domina la Villa di Livia, magnifica dimora di Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto. Siamo al IX miglio della Flaminia, come racconta Plinio. Si racconta che dal cielo, un giorno, un’aquila fece cadere sulle vesti di Livia una gallina bianca che tratteneva nel becco un ramoscello di alloro. Interpretato il segnale, Livia volle qui la sua villa, a dominare il Tevere, qui volle impiantare un bosco di alloro, lo stesso che l’imperatore cominciò a portare in battaglia perchè la fortuna fosse dalla parte di Roma.
In questo fazzoletto di storia la piccola pakistana legge e scrive. E parla coi compagni e con gli inseganti. I bambini sono di tutti i colori e i loro genitori li han portati qui da ogni parte del mondo. Ci sono anche i romani della periferia. Accanto a quelli biondi ora polacchi, ora russi, e poi quelli di pelle scura, dall’Africa o dal lontano Oriente. Quindi i tanti scappati dalla guerra, dalle guerre.
La piccola pakistana Aiza che è arrivata in Italia a settembre, questo settembre, aiutata da volontari della parrocchia, legge scrive e parla in perfetto italiano. Ha imparato in meno di tre mesi. Se chiudi gli occhi e l’ascolti, non potrai mai pensare che a parlare sia una bambina che poco meno di tre mesi fa era all’inizio di un viaggio lunghissimo e incerto, la stessa che chiedeva ai suoi genitori del nuovo mondo, la stessa che del nuovo mondo fantasticava col fratellino.
La piccola pakistana legge, scrive e parla in perfetto italiano, la segue il fratellino. E l’una e l’altro sono accompagnati dalla mamma. Che ascolta, impara, e prende appunti come una scolaretta, mentre il papà è al lavoro.
Ci sono piccole storie, “istantanee”, che valgono da sole, non hanno bisogno del corredo di considerazioni, di una morale di chiusura.
Storia della piccola Aiza: arrivata a settembre e già parla e scrive in perfetto italiano
La bambina pakistana è seguita nella Parrocchia dei Santi Urbano e Lorenzo, a Prima Porta, a Roma. La voglia di futuro
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Onofrio Dispenza Modifica articolo
20 Dicembre 2017 - 10.31
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