Morto il boss Stefano Ganci, era uno dei fedelissimi di Totò Riina

Partecipò all'omicidio di Rocco Chinnici e Ninni Cassarà. Stava scontando l'ergastolo a Parma, dove è morto di un attacco cardiaco. Molti i segreti che porta con sé.

Stefano Ganci era nel commando che seguì Borsellino la mattina dell'attentato
Stefano Ganci era nel commando che seguì Borsellino la mattina dell'attentato
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10 Gennaio 2018 - 15.58


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Una crisi cardiaca ha ucciso Stefano Ganci, uno dei fedelissimi di Totò Riina, che stava scontando l’ergastolo nel carcere di Parma. La procura, per fugare ogni dubbio, ha disposto l’autopsia. Ganci era stato condannato a vita per aver partecipato agli omicidi del consigliere istruttore Rocco Chinnici nel 1983 e del Vicequestore Ninni Cassarà nel 1985. Fece inoltre parte del commando che pedinò Paolo Borsellino la mattina del 19 luglio 1992. 
Figlio di Raffaele Ganci, un boss del mandamento della Noce, Ganci aveva anche due fratelli, entrambi assassini, Mimmo e Calogero. Quest’ultimo dopo l’arresto era diventato collaboratore di giustizia e fu proprio lui a svelare molti segreti della sua famiglia. Molti altri, Stefano Ganci li porta con sé nella tomba. 
I Ganci erano ufficialmente titolari di alcune macellerie, di cui una peraltro vicina all’abitazione di Giovanni Falcone. Custodivano la latitanza del Capo dei capi ed erano il suo gruppo operativo.
Uno dei grandi misteri che Stefano Ganci porta via con sé riguarda una testimonianza risalente al 1991 di Antonino Galliano che disse: “Verso la fine del 1991, Mimmo Ganci mi disse che lui e suo fratello avevano partecipato a un incontro in cui si discusse di un progetto di seccessione della Sicilia, un progetto per destabilizzare lo Stato”. Il questore di Palermo, Cortese, ha disposto che dopo il rientro della salma in Sicilia siano vietati i funerali pubblici. 
 
 
 
 
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