Provocazione fascista: distrutta la targa in ricordo della partigiana Lia

Gina Galeotti Bianchi fu uccisa il 25 aprile 1945 a Milano e a lei è dedicato un parco. La condanna dell'Anpi: episodio inquetante figlio del nuovo clima

La targa in ricordo della partigiana Lia
La targa in ricordo della partigiana Lia
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2 Luglio 2018 - 10.02


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Non c’è bisogno della rivendicazione. Sono stati loro: i fascisti che si sentono più protetti dal fascistume che detta la linea politica del sedicente governo del Cambiamento: a Milano è stata distrutta la targa che ricorda Gina Galeotti Bianchi, la partigiana Lia. Una figura storica ed emblematica della Resistenza e della Liberazione.
Il fatto è accaduto nel quartiere di Niguarda dove un parco pubblico è stato dedicato alla partigiana. L’intestazione del giardino è fatta con una targa di marmo, analoga a quelle con l’indicazione dei nomi delle strade. Nella tarda serata del 1 luglio è stata trovata spezzata in due, spaccata di netto, proprio al centro.
L’Associazione nazionale partigiani ha diffuso la notizia e non ha dubbi: si tratta di un atto deliberato, una provocazione di stampo neo fascista.
“Una gravissima provocazione neo fascista che si manifesta in un quartiere popolare, che ha avuto una storia antifascista molto significativa”, ha detto a Radio Popolare Roberto Cenati, presidente dell’Anpi di Milano.
“Dai riscontri che abbiamo sembra sia stato un atto deliberato e supponiamo che si inserisca nel clima che si sta verificando a Milano e in provincia di Milano.
“Mi riferisco alla “Festa del Sole” che si svolgerà ad Abbiategrasso il 6 e 7 luglio, all’inaugurazione di una nuova sede di Casa Pound in piazza Firenze a Milano. E poi il fatto che si sia colpita una donna simbolo della Resistenza, da tutti conosciuta come la partigiana Lia, ci fa sorgere una profonda inquietudine”.
Gina Galeotti Bianchi fu la prima caduta dell’insurrezione contro i nazifascisti che ci fu a Milano: la rivolta, il 24 aprile del 1945, iniziò proprio a Niguarda. La partigiana Lia era uscita con l’amica, e staffetta partigiana, Stellina Vecchio, il giorno successivo – il 25 – per portare ai compagni l’ordine di insurrezione: venne uccisa il da una raffica di mitra, sparata da un camion di soldati tedeschi in fuga. Era incinta di otto mesi di un bambino che lei era convinta sarebbe nato “in un Paese libero“, come disse all’amica Stellina Vecchio.

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