Ci sono sei “finti poveri” ogni dieci soggetti controllati nei primi sei mesi dell’anno, il 60%. E’ il bilancio delle verifiche mirate effettuate dalla Guardia di finanza sui beneficiari di prestazioni sociali agevolate ed esenzione dai ticket sanitari.
Un dato allarmante in vista dell’intorduzione del reddito di cittadinanza fortemente voluto dal vicepremier Luigi Di Maio. Proprio per questo Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha già annunciato un “piano anti-abusi” mentre alcuni esponenti del governo hanno promesso maggiori accertamenti e sanzioni contro i “furbetti”.
Secondo i dati diffusi dal Sole 24 Ore, su 8.847 persone controllate nei primi 6 mesi dell’anno dalle Fiamme gialle, 5.435 non avevano le carte in regola per ricevere agevolazioni che sono state già richieste o addirittura incassate.
Le criticità maggiori si registrano analizzando il dettaglio dei ticket sanitari dove le irregolarità raggiungono il 90% (3.367 su 3.611 verifiche). In calo, invece, i “furbetti” delle prestazioni sociali agevolate. In questo campo il miglioramento è forse dovuto al nuovo Isee che prevede controlli preliminari dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps su informazioni dichiarate dai cittadini. La rilevazione della giacenza media sul conto corrente, inoltre, ha diminuito il fenomeno di chi “dimenticava” titoli e investimenti.
I controlli fin qui effettuati negli ultimi anni dalla Guardia di finanza coprono meno dello 0,05% dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza. Il sottosegretario all’Economia, Laura Castelli, ha già annunciato che le verifiche potrebbero essere effettuate tramite incrocio di banche dati. Questa soluzione potrebbe essere efficace ma è soggetta al vaglio della privacy, come testimoniano le esperienze con redditometro e precompilata. I database, comunque, non sono efficaci contro i finti poveri che incassano redditi in nero e fanno la spesa con i contanti.
Il governo prova a correre ai ripari. Truffare lo Stato con carte false con lo scopo di incassare il reddito di cittadinanza è un reato che potrebbe costare fino a 6 anni di carcere. E’ la volontà espressa durante un question time al Senato dal vicepremier Di Maio per fare in modo che a fruire del nuovo sussidio siano solo gli onesti.
In base alla normativa attuale, le sanzioni per chi dichiara il falso su condizioni personali o reddito per avere benefici assistenziali consistono nella reclusione da 6 mesi a tre anni e nella multa tra 51 e 1.032 euro. Se il danneggiato è lo Stato o un ente pubblico, la pena sale da uno a cinque anni di carcere e multa da 309 a 1.549 euro.