Trent'anni di carcere per Francesco Carrieri: uccise la compagna con un manubrio da palestra

La sentenza per il femminicidio di Michela Di Pompeo, insegnante alla Deutsche Schule. Decisiva la perizia sulla salute mentale dell'imputato riconosciuto capace di intendere e di volere

Francesco Carrieri
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8 Ottobre 2018 - 13.26


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Trent’anni di carcere per Francesco Carrieri, il direttore di banca di 56 anni, che il primo maggio dello scorso anno uccise per gelosia la sua compagna Michela Di Pompeo in un appartamento in via del Babuino, in pieno centro storico a Roma.
È la condanna decisa del gup Elvira Tamburelli al termine dell’udienza del processo che si è svolto con rito abbreviato a piazzale Clodio. Disposto anche il sequestro del Tfr e dei conti correnti in vista della decisione del giudice civile che dovrà stabilire la quantificazione del risarcimento.
Michela Di Pompeo, professoressa alla Deutsche Schule, fu uccisa per gelosia da Carrieri che la massacrò colpendola con un manubrio da palestra. La donna, 47 anni, venne assassinata il primo maggio 2017. Quella notte, in un appartamento in vicolo del Babuino, lei e Carrieri, dirigente della Banca Popolare, stavano andando a dormire. Vivevano assieme da circa un anno, ciascuno con figli da una storia precedente ma, quel giorno, erano soli in casa. Carrieri, descritto come un uomo brillante, attraversa un periodo complicato per la depressione. Alti e bassi anche professionali lo hanno convinto a ricorrere a terapie. Michela gli è sempre accanto. Lo segue alle feste alle quali è invitato e nella quotidianità. Ci sono liti ma il loro progetto sentimentale va avanti. Quella sera il cellulare di lei vibra per un messaggino. Lui si precipita a leggere. Non sono i figli, ma un ex. Questo bastò a scatenare l’impulso? Nella ricostruzione dell’omicidio fatta dal pm Pantaleo Polifemo Michela viene immobilizzata e stretta alla gola mentre è a letto. Carrieri si accanisce con un manubrio da body building. La donna non ha il tempo di proteggersi in alcun modo. Il medico legale parlò di “rapida stasi circolatoria con perdita di coscienza”. Alle cinque di mattina Carrieri si presenta ai carabinieri. È incensurato. Non ci sono precedenti violenze che pesino nei suoi confronti. Tutto ruota attorno alla ferocia di quel gesto e al movente incomprensibile.
Per l’uomo inizialmente erano stati chiesti 12 anni di carcere dopo che gli era stata riconosciuta la semi infermità mentale, ma la perizia psichiatrica disposta dal gup ha riconosciuto Carrieri capace di intendere e di volere al momento del fatto. “Non c’è gioia per questa sentenza – ha commentato il fratello della vittima, Luca Di Pompeo, assistito dall’avvocato Luca Petrucci – che non ci restituirà nostra sorella, ma abbiamo la consapevolezza che è stata fatta giustizia”.

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