Storia di una 'pietra di inciampo' che emana solidarietà e cancella il razzismo
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Storia di una 'pietra di inciampo' che emana solidarietà e cancella il razzismo

Una coop garantirà tutti i giorni il pranzo ai bambini della ludoteca "Giardino di Madre Teresa" di Palermo

Il giardino di Madre Teresa a Palermo
Il giardino di Madre Teresa a Palermo
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

20 Ottobre 2018 - 08.51


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La storia di Rumon è una di quelle “pietre di inciampo” che le nostre scarpe cercano su una strada piena di voragini e di pericolose insidie. Ho preso a prestito le “pietre di inciampo” legate alla memoria delle deportazioni e dell’Olocausto, la pagina più nera dell’umanità, per dare un senso, un significato, a quelle piccole cose quotidiane che cerchiamo come resistenze ad un clima complessivo cupo, di estrema incertezza e nero come una nuvola che minaccia tempesta. 
“Pietre dell’inciampo”, piccole grandi cose dove amiamo fermarci, coltiviamo – appunto – come resistenze. E la storia di questo ragazzo che a Palermo, così distante dal suo Paese lasciato per una guerra che si chiama anche fame, mi pare una bella “pietra”, lucidata dalla solidarietà. E di questi tempi, la solidarietà, ogni gesto di solidarietà, è una pepita che il nostro setaccio fa brillare, liberandolo dal fango.
Sempre a Palermo, in questa città che sa fare resistenza all’ondata di odio e razzismo che irresponsabili hanno seminato, zizzania, nel campo fertile, un’altra “pietra di inciampo” è la ludoteca multietnica, dove il pranzo gratis sarà assicurato a vita da una cooperativa.
Ogni giorno, e per sempre, la coop garantirà un pranzo ai bambini del “Giardino di Madre Teresa”, questo il nome della ludoteca. Solidarietà scattata alla notizia di quanto era accaduto a Lodi, coi bambini di un altro colore a guardare i compagnetti italiani mangiare.
Anche a Lodi, una risposta straordinaria, impensabile, una splendida “pietra di inciampo” conficcata come a spezzare l’odio.
Avevo risposto con l’immagine della “pietra” legata alle deportazioni e all’Olocausto ad una amica che, giorni addietro, sottolineava il valore di una puntata di Alberto Angela proprio sulla tragedia che nazismo e fascismo imposero alla Storia dell’uomo. Quella trasmissione, per valore del racconto e per tema, era apparsa, appunto, come una resistenza culturale e storica.
Contrasto ad una crescente spinta alla negazione, alla distrazione o storpiatura della storia, alla violazione  del ruolo del servizio pubblico che nel quadro complessivo dell’informazione ha il dovere di tenere una attenzione in più rispetto della stampa tutta ai tentativi di addomesticare e falsificare le cose del Paese e del mondo. Che questa intenzione ci sia è stata esplicitata dalla scelta di questo “governo barzelletta” quando ha messo alla presidenza, ruolo di garanzia, un personaggio che aveva fatto del falso il senso della sua esistenza professionale.
Per questo premiato da chi ha raggirato gli italiani con notizie e promesse false. Ora il re ha perso le brache, presto sarà nudo. Nell’attesa, amiamo questi piccoli inciampi, questo crescente numero di “pietre” di resistenza.

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