La denuncia della suora: "In Libia ci sono torture, stupri e omicidi
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La denuncia della suora: "In Libia ci sono torture, stupri e omicidi

Suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, la rete anti-tratta di religiose e religiosi

Suor Gabriella Bottani con papa Francesco
Suor Gabriella Bottani con papa Francesco
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7 Febbraio 2019 - 17.52


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Il porto sicuro che sicuro non è, anche se l’ipocrisia di questo governo di vuol far credere il contrario: “In Libia ci sono gravissime violazioni di diritti umani, tra cui la tortura, lo sfruttamento per fine di lavoro, lo sfruttamento sessuali, le uccisioni”.
A denunciarlo è stata suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, la rete anti-tratta di religiose e religiosi creata nel 2009 dall’Uisg (Unione internazionale superiore generali) e dall’Usg (Unione superiori generali), che quest’anno festeggia i dieci anni di attività.
Durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale di domani contro la tratta, la religiosa – rispondendo alle domande di giornalisti – ha precisato che Talitha Kum non ha una presenza in Libia, “ma riceviamo richieste di sostegno crescenti da parte della rete nelle regioni dell’Africa del Nord Ovest, dove molte persone che sono bloccate e non hanno possibilità di attraversare il Mediterraneo sono in balia del tentativo di tornare nei propri Paesi”.
“Molte di noi si trovano ad accompagnare persone che hanno fatto esperienze di dolore in Libia”, ha testimoniato la religiosa, annunciando che Talitha Kum ha aperto di recente un punto della sua “rete” in Tunisia. Interrogata su quanto incida la presenza della criminalità organizzata sul fenomeno della tratta, suor Bottani ha esortato a “distinguere tra contrabbando di persone e sfruttamento di migranti” e ha fatto presente che esistono “realtà differenziate” legate “alle peculiarità anche territoriali: “Quando si parla di tratta internazionale, esiste un reclutamento delle vittime da parte delle mafie che rende il recupero difficile”, ha spiegato.
Nelle zone rurali, invece, “le persone vengono portate in città per la servitù domestica e per altre forme di sfruttamento: siamo sempre in presenza di un crimine, come quello mafioso, ma con caratteristiche diverse rispetto ad altre forme di tratta”.

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