Il 15 aprile a Faenza, la sua città, nell’ex chiesa barocca di Santa Umiltà ora splendido Auditorium del Liceo Scientifico e Classico “Torricelli”, dove Nunziatina ha fatto la bidella per un quarto di secolo, sono venuti in tanti ad ascoltare la sua storia. La prof Gloria Ghetti, moglie dello scrittore Maurizio Maggiani (Premi Strega e Campiello), che ha promosso l’iniziativa, non voleva che gli studenti delle quinte classi partecipassero per “dovere didattico”. Così l’ha organizzata al pomeriggio, affinché si sentissero liberi di partecipare o meno. Ebbene, l’auditorium si è riempito di ragazzi che hanno l’età di quando Annunziata Verità, per tutti Nunziatina per quel suo corpo piccolo ed esile, fu condannata a morte e fucilata dai fascisti della Brigata Nera faentina. La prof ha fatto coordinare l’incontro a una studentessa, Giulia, che aveva già letto il mio libro “La ragazza ribelle” ispirato alla storia al limite dell’incredibile della protagonista, le era piaciuto e aveva imposto a sua madre lo leggesse: una cosa che mi ha colpito, perché di solito è il contrario che accade. I ragazzi hanno seguito con attenzione la presentazione, in rigoroso silenzio, commossi. Nunziatina, che oggi ha 93 anni e ha voluto esserci a quell’incontro, seduta sulla sua carrozzina, si è emozionata a sentire raccontata quella sua vita da film. E’ riuscita a dire poche cose, ma ad ogni suo breve intervento nell’Auditorium si respirava l’affetto e l’abbraccio di tutti i ragazzi a quella nonna così speciale. Alla fine qualcuno le ha chiesto: “Lei che ha vissuto quella incredibile esperienza cosa vorrebbe dire ai diciottenni di oggi, a quelli che sono qui”. E lei, senza esitazione: “Abbasso il fascismo. Viva il 25 aprile”. E’ seguito un grande applauso.
Due giorni dopo a Sassuolo, nella grande Aula magna dell’Istituto “Volta”, Nunziatina non ce l’ha fatta ad esserci, ma la sala era comunque affollata di studenti delle quinte classi dell’Istituto tecnico “Alberto Baggi” venuti all’incontro promosso dal prof di lettere, Corrado Chiarello, e a seguire con attenzione la mia presentazione del libro e la lezione sulla Resistenza dello storico Francesco Maria Feltri. Altre scuole dell’Emilia-Romagna si sono fatte avanti, altri incontri seguiranno, il primo il 31 maggio con gli alunni delle terze medie delle “San Rocco” di Faenza. Sono iniziative che confortano nella fase di rimozione della storia e ritorno ai fantasmi del passato (intolleranza, razzismo, antipolitica, voglia dell’uomo solo al comando) che stiamo vivendo. Coltivare la memoria è cibo per la pace. E rincuora l’interesse e la partecipazione dei diciottenni di oggi per questa storia di memoria e coraggio. Una partecipazione che a me è sembrata politica prima che sentimentale, anche se la parola politica è probabilmente tabù per molti di quei ragazzi.
“La ragazza ribelle” (Carta Bianca Editore, 128 pagine con ricco inserto fotografico, prezzo di copertina 15 euro) è il romanzo rocambolesco ma straordinariamente reale di una piccola grande donna romagnola. La vita quasi mitologica di Annunziata Verità, antifascista fin dal’adolescenza, fidanzata prima e compagna poi di due figure simbolo della lotta contro la tirannide (Marx Emiliani, nome di battaglia Max, giustiziato a Bologna alla fine del 1943, e il perseguitato politico Riccardo Donati, Barisan), staffetta partigiana, condannata a morte e fucilata a soli 18 anni, sopravvissuta all’esecuzione fingendosi morta sotto i cadaveri di altri quattro sventurati finiti davanti al plotone di esecuzione assieme a lei. Poi, ferita ed esausta, con i repubblichini alle calcagna, in fuga avventurosa fino a raggiungere le formazioni partigiane in montagna e la miracolosa salvezza. Una storia che evidenzia anche il ruolo di primo piano – troppo a lungo sottovalutato – delle donne nella Resistenza. La vicenda umana e politica di una “donna coraggio” che dopo la fine della guerra prima va a testimoniare in decine di processi contro i criminali in camicia nera, poi, lei così piccola e minuta, va a cercare di persona i suoi aguzzini rimessi troppo presto in libertà, li trova, li affronta senza paura, li spaventa e li mette in fuga.
La storia di Nunziatina è la storia “della donna che visse due volte”, come scrive Gabriele Albonetti nella sua bella prefazione riecheggiando il classico della letteratura gialla di Boileau e Narcejac e il famosissimo film di Hitchok. Una donna diventata icona dell’antifascismo e della Resistenza, e che nel dopoguerra – con le sue scelte amorose fuori dagli schemi, il lavoro da bidella al liceo, le immagini pubblicate nel libro di lei alla guida della Vespa, a cavallo, in minigonna – sarà testimone del percorso di emancipazione femminile verso l’eguaglianza e la parità di diritti che farà poi grandi passi avanti nel decennio riformatore degli anni Settanta.
Il libro – credo di poterlo dire – ha dato il giusto risalto a una storia che molti conoscevano solo vagamente, a pezzetti, che nessuno aveva mai scritto e che meritava di essere raccontata per intero. E Nunziatina ora, 75 anni dopo, ha il riconoscimento che merita. A lei sarà dedicata la Festa della Liberazione di questo 25 aprile a Cà di Malanca, nell’Appennino faentino a monte di Brisighella, sul crinale tosco-romagnolo tra i fiumi Lamone e Sintria. Cà di Malanca non è solo uno dei luoghi simbolo della Resistenza, essendo stata teatro nell’ottobre del 1944 di una delle battaglie più cruente tra i partigiani della 36esima Brigata Garibaldi e le truppe nazi-fasciste. Cà di Malanca è un luogo dell’anima oltre che della memoria: come Monte Sole, come la casa dei fratelli Cervi a Gattatico. Ed è anche un posto bellissimo, con i suoi boschi, i suoi prati, la splendida visuale che da lì si ha sulla catena appenninica e sulle valli. Il 25 aprile sono sempre centinaia le persone che salgono fin lassù: si mangia a tavola o al sacco, si celebra la Liberazione, si ascolta musica, si presentano libri. Quest’anno sarà presentato “La Ragazza ribelle”. Condurrà il dialogo con l’autore una giovane storica faentina, Chiara Cenni.
L’attore Ivano Marescotti verrà a leggere brani del libro e a conoscere Nunziatina, che lassù non vuole proprio mancare.