Chi è Linda, la fioraia antifascista che crede in un futuro migliore

Con il suo cartello appeso fuori dal suo negozio Linda è diventata una star del web e un simbolo dell'antifascismo gentile

Linda
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8 Maggio 2019 - 14.56


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Di seguito un’intervista a Linda, la fioraia antifascista di Empoli, riportata sul blog Traccevolanti. Un bellissimo esempio di antifascismo militante ma gentile, che ha fatto di Linda una piccola star del web: 

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Il bollettino di guerra delle brutte notizie, dei messaggi di odio, delle manifestazioni di violenza viene aggiornato costantemente, superando spesso anche i limiti dello stupore. Le parole vengono usate fuori dal loro senso o in quello peggiore, per colpire o denigrare. La rete rilancia, legittimando eroi vigliacchi, nascosti dietro ad uno schermo, armati di tastiera. In una corrente parallela è riuscito a tuffarsi un foglio di carta appeso ad una vetrina che ha fatto riemergere il significato reale di alcuni termini. Lo ha apposto Linda Bargellini nel suo negozio di Fiori ad Empoli per ricordare che la bellezza del suo prodotto è riservata a chi la sa riconoscere, agli amanti dei colori e dei sogni, mentre si vieta l’accesso a chi la disprezza, razzisti, fascisti e xenofobi. La fioraia di Via Giro delle Mura Nord ha avvertito che sono benvenuti i clienti che amano “guardare lontano e oltre un mondo senza confini.” Lo ha scritto con i pennarelli di diversi colori, una dimostrazione del suo pensiero non nuova a chi conosce il suo carattere e le sue idee. Questa volta però il messaggio è arrivato oltre i confini della cittadina toscana e Linda si è trovata influencer suo malgrado, con migliaia di visualizzazioni a post che mostravano il cartello. La sua traccia arriva da lontano, da due genitori che l’hanno cresciuta nell’empatia e nell’impegno, insegnandole a riprendersi anche nei momenti più duri, invocando la forza della bellezza. Linda che ha deciso di candidarsi con una lista civica di sinistra alle amministrative cittadine di fine maggio, mi ha raccontato un percorso non facile che l’ha fatta tornare ad impegnarsi e a dedicarsi a quello che è un presidio di colori e di valori positivi davanti al giardino della sua Empoli. “E bastava la letizia di un fiore a riportarci alla ragione” scriveva Alda Merini.

“Non mi sarei mai aspettata di avere tanta risonanza per un gesto che ho fatto anche altre volte. Mostrare la mia opinione senza timori. Tutto quello che faccio e penso, lo manifesto anche nel mio negozio. E’ la mia storia che mi ha visto crescere con una famiglia di sinistra, in particolare mio padre era molto conosciuto nel Movimento antagonista toscano. Con lui nel centro sociale Intifada ho partecipato ad iniziative che portavano avanti istanze come quelle ambientali contro le discariche e per l’uguaglianza quando hanno cominciato ad emergere, anche qui ad Empoli, rigurgiti razzisti.”

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“Per un lungo periodo, per motivi personali, mi sono allontanata dalla politica attiva, ma ho deciso di tornare ad impegnarmi direttamente, per come posso, quando ho avvertito tanto odio gratuito in diversi contesti. Si vive sulla pelle la diffidenza quando si incontrano per strada determinati soggetti. Le elezioni amministrative che ci saranno a fine maggio, hanno accentuato i contrasti. Non avevo mai respirato un clima del genere nella mia città.”
“Ho studiato all’Istituto d’arte e poi alla scuola di ceramica. Ho sempre cercato il senso nella costruzione della bellezza. Mi ero aperta un mio laboratorio che poi ho lasciato per provare un’avventura professionale e personale a Hong Kong dove non sono riuscita ad inserirmi. Sono ritornata ad Empoli ed ho cercato un’altra strada per realizzare i sogni. Mi sono dedicata ai bambini, andando a lavorare nell’asilo di una mia amica. Grazie ad un corso per diventare operatrice con i ragazzi disabili, sono entrata in una cooperativa. Avrei voluto continuare ad occuparmi di quello per cui mi ero formata, ma per farlo non bastavano più i corsi frequentati, la cooperativa mi assegnò ad un altro incarico: accompagnare i bambini sul pulmino che li portava e li riprendeva da scuola. Nel frattempo sono diventata mamma di Dimitri. Nel 2010 ho perso all’improvviso entrambi i miei genitori e dopo qualche anno mi sono anche separata.”

“Ho dovuto impiegare tutta la mia fiducia nella bellezza della vita per non crollare. I turni del mio nuovo lavoro si conciliavano male con gli orari di una madre sola che doveva gestire il proprio bambino, ma non potevo lasciarlo. Nel 2016 la mia resistenza è stata premiata: la cooperativa ha preso in gestione un negozio di fiori e mi ha chiesto di aiutare la responsabile. Ho trovato il mio ambiente ideale dove poter entrare in contatto con tante persone: dialogare e ascoltare. Ho ripreso a vedere il mondo a colori e ad essere felice della mia scelta. L’alternativa per stare bene c’è, ma c’è anche sempre chi decide che, invece, non si deve. “

“La mia volontà di resistere è stata messa di nuovo alla prova: nel 2017 la cooperativa ha deciso di chiudere il negozio. Nonostante avessi frequentato di nuovo un corso a pagamento per prendere l’attestato di tecnico per il sostegno, mi rimandarono di nuovo a lavorare sui pulmini. Non ce la potevo fare! Ho deciso di lasciare la cooperativa e provarci da sola.”

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“Se provassi ad aprirmi io un negozio?” Il pensiero che poteva sembrare folle, è diventato realtà nel febbraio del 2018. Finalmente ho realizzato un sogno: uno spazio dove poter vendere i fiori, ma anche organizzare laboratori per i bambini; distribuire prodotti biologici come la composta di una mia amica che ha un’azienda agricola; prendere in prestito libri e a breve presentarne; gustarsi un aperitivo. Come dico spesso non offro solo fiori, ma tante cose belline. Mi piacerebbe anche allestire delle mostre di pittura nello spazio che definisco la galleria. “

“E’ l’idea di un presidio della bellezza vicino ai giardini, davanti alle mura della città. Pago il mio affitto di casa e ho preso un prestito per poter iniziare l’attività. Per fortuna si è creata una clientela affezionata che conosce bene anche le mie idee. Scrivo molto, di solito lo facevo a mano, è un’eredità che ho preso da mio padre, da qualche anno uso i social. Nei miei post è chiaro come la penso, tanto che una volta ho dovuto bloccare una cliente che mi attaccava per le mie posizione contro la lega. Non è più venuta al negozio.
Tutti i giorni cerco di dare il mio messaggio legato ai valori con cui sono cresciuta e alla mia idea di pacifica convivenza civile. Dalla comunicazione virtuale passo a quella reale in negozio. Quando c’è stata la manifestazione Friday for future, ho chiuso per partecipare, scrivendo un cartello sulla vetrina con la spiegazione dei motivi per cui ritenevo giusto farlo.”

“E’ il mio percorso naturale che si scontra con un periodo di odio diffuso drammatico. In molti preferiscono stare zitti, temono di mostrare la propria opinione, io non ho paura. Tutto parte dalla bellezza, come quella dei miei fiori e dei sentimenti che sono legati ad essi. Purtroppo è sovrastata dalla violenza, ma può sconfiggerla, perché la base dell’essere umano è l’empatia che fa entrare in contatto le persone da uno sguardo. Nella mia famiglia, per capire i nostri stati d’animo, bastava guardarci negli occhi.”

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“Io credo veramente che la soluzione sia nella forza dei sogni, dei colori che disegnano un mondo senza confini. Avevo creduto di non avere più voglia di partecipare, dopo la morte dei miei e per i miei problemi personali, invece ho messo insieme una famiglia allargata con il mio nuovo compagno, il padre di mio figlio e la sua compagna, mio fratello e la sua fidanzata mi sono risollevata e si è riattivata tutta la mia passione politica che forse non si era mai spenta. Mio figlio ieri mi ha detto “Mamma sei diventata una influencer!” Mi ha fatto sorridere: Dimitri è un bambino buono ed ha l’empatia di famiglia.”
“Il foglio, che lascerò per qualche altro giorno, l’ho scritto anche pensando a lui e ai suoi coetanei che hanno diritto a sognare. Davanti al negozio ho messo dei tronchi su cui alcuni bambini si siedono mentre aspettano i genitori fuori da scuola, li vedo i loro occhi pieni di entusiasmo e di speranza. Ho provato cosa significhi sentirsi persi, quando il mondo sembra crollare e si capisce il senso della vita che è una sola, da custodire bene. Bisogna tirare fuori le unghie e soprattutto cercare di essere felici insieme agli altri. Abbiamo internet, la rete, i telefoni ed una strategia per utilizzarli al meglio: comunicare messaggi positivi. Il foglio di carta colorato, attaccato dentro la vetrina del mio negozio è stato visto da tantissime persone, girando nei social. Un gesto per me naturale spero sia riuscito ad arrivare anche a chi non lo avrebbe fatto, ma crede nella mia stessa idea di libertà.”

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