Lui è stato nel mirino dell’antiscienza che si è fatta largo a gomitate nei tempi del populismo dilagante.
E non arretra: “Siamo un Paese arretrato, che bisticcia con il digitale e la tecnologia, serve una svolta culturale”.
Piero Angela ha rilasciato un’interessante intervista a La Stampa di Torino
Il discorso inizia dal debito pubblico. Per avere una visione concreta del debito pubblico italiano basterebbe pensare di mettere banconote da 100 euro una di fianco all’altra fino ad arrivare a 2300 miliardi, si legge nell’articolo.
“Ne uscirebbe un nastro lungo cinque volte la distanza dalla Terra alla Luna. Quando mai riusciremmo a pagarli? Se continuiamo a far debito invece di abbatterlo manderemo sempre più in tilt la macchina della ricchezza alimentando la macchina della povertà”
L’Italia tra l’800 e il ‘900 era per il 70% una popolazione agricola, oggi rappresenta meno del 4%. Il cambiamento avviene a ritmi incalzanti:
L’efficienza produttiva rende cibo e oggetti sempre più accessibili, diffonde il benessere e permette la scolarizzazione: dall’analfabetismo di massa si passa alla scuola (e all’università) di massa. Cambiano i lavori, scienza e tecnologia si infilano in ogni campo, facendo rivoluzioni. E continuano a ritmo incalzante. Dobbiamo adattarci a questo ritmo. È lì che dobbiamo agire.
Per riuscire a mantenere questi ritmi e fermare la macchina della povertà secondo Angela abbiamo a disposizione degli strumenti:
Innovazione, ricerca, educazione, valori, imprenditorialità: cinque strumenti, un pacchetto unitario. Potrà arrestare la macchina della povertà, rimettere in moto la produttività. La nostra è ferma mentre l’Europa è in crescita e abbiamo competitori enormi. Abbiamo tra l’altro un serio problema demografico.
Il divulgatore scientifico non ha dubbi su quale sia il problema principale del nostro paese:
È la scuola. Se ne parla troppo poco e mai come se ne dovrebbe parlare. Si discute di insegnanti precari, di scuola pubblica e privata, di edifici fatiscenti, di mense scolastiche. Non di efficienza dell’insegnamento, di programmi da cambiare per non perdere contatto con il mondo. E poi siamo molto arretrati, rispetto ad altri paesi, nell’alfabetizzazione digitale
La politica, però, non lo ha ancora capito:
I partiti – tutti i partiti – pensano alle elezioni, parlano di casa – lavoro – sanità – pensioni, promettono di distribuire ricchezza secondo meriti e bisogni. Ma per distribuire ricchezza bisogna creare ricchezza. Crescere in competitività è la condizione per mantenere lo stato sociale […] Contrariamente a quanto si pensa, la politica non ha mai creato ricchezza.
La televisione una volta poteva rimediare all’analfabetismo letterario, ma per quanto riguarda quello digitale le cose sono diverse e più complicate secondo Piero Angela:
Ai tempi del maestro Manzi la tv rimediava all’analfabetismo letterario d’una fascia bassa della popolazione. Mentre l’analfabetismo digitale è molto diffuso e colpisce anche la fascia alta, in particolare la pubblica amministrazione. La sua digitalizzazione, lo dicono gli esperti, sarebbe determinante per rendere trasparente tutto ciò che passa nella contabilità e nei contratti eccetera, combattendo in questo modo la corruzione
Per il divulgatore, un’immagine simboleggia bene il livello di arretratezza dell’Italia.
Un esempio banale: quello dei pomodori. L’Italia ne importa dall’Olanda migliaia di tonnellate: belli e sani, a prezzi competitivi, coltivati in serre idroponiche iperproduttive, con acqua riciclata in continuazione, senza pesticidi, insetti contro insetti in lotta biologica. Si è mai confrontato questa immagine con quella dei poveracci vittime del caporalato che raccolgono pomodori a due euro l’ora?
Il monito di Piero Angela: "Siamo un paese arretrato con una scuola inadeguata"
Il giornalista e divulgatore scientifico parla dei problemi del paese: "Cambiano i lavori, scienza e tecnologia si infilano in ogni campo, facendo rivoluzioni.
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globalist Modifica articolo
15 Agosto 2019 - 09.27
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