Francesca Mambro dal pulpito di tanti ergastoli accusa lo Stato per gli 'anni di piombo'

La terrorista dei Nar condannata per gli omicidi e la strage di Bologna dice che non c'è verità e giustizia per molti morti di destra. Dimentica i numerosi morti di sinistra e delle stragi senza colpevoli.

Francesca Mambro
Francesca Mambro
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7 Gennaio 2020 - 17.12


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Ma da quale pulpito? Dal pulpito di una assassina seriale condannata a nove ergastoli e responsabile delle morte di molti innocenti.

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O forse, visto che nonostante la scia di sangue che si è lasciata alle spalle è libera (grazie a quelle leggi che l’estrema destra denuncia ma solo quando ne beneficiano altri che non siano fascisti) non sarebbe meglio tenere un profilo basso e lasciare che siano altri a chiedere – giustamente – verità e giustizia per tutti (e tutti significa tutti) i morti vittime del terrorismo?
E soprattutto perché parlare a sproposito? In quegli anni ci sono stati tanti morti che non hanno avuto né verità e né giustizia. Non solo i ‘camerati’. Ma tanti.

Chi sono gli autori della strage dell’Italicus? Chi ha ucciso Valerio Verbano? Chi ha ucciso Fausto e Iaio? E l’elenco è lunghissimo.

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E non sono certo le ricostruzioni di parte di una terrorista un contributo alla pacificazione di questo paese che non c’è e che – forse – non ci sarà fino a quando saranno vive quelle generazioni.
“Ci sono morti di serie A e di serie B. Questi sono morti di serie Z, questi non li pensa nessuno ma la verità è che se non c’è giustizia non c’è pace, quindi non ci si può meravigliare se dopo tanti anni ancora ci sono cortei, manifestazioni. Perché su questa storia non c’è verità”.


Lo ha detto Francesca Mambro nell’anniversario della strage di Acca Larenzia, il duplice omicidio a sfondo politico commesso a Roma il 7 gennaio 1978 davanti a una sede Msi in cui furono uccisi i due attivisti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, a cui seguì la morte di Stefano Recchioni, militante ucciso nel corso dei disordini con le forze dell’ordine seguiti a una manifestazione di protesta.
“Recchioni era accanto a me, morì tra le mie braccia. Prima venne colpito da un lacrimogeno, quando si rialzò fu ucciso da un proiettile al volto. Agli slogan gridati alla manifestazione risposero con i proiettili. I ragazzi di destra che erano lì -dice all’Adnkronos l’ex esponente dei Nar- non spararono né tirarono sassi. Invece che cercare chi aveva ammazzato quei poveretti, lo Stato stava lì alla manifestazione. Non hanno saputo gestire la situazione e c’è stata la tragedia di Stefano, colpito non da un provocatore come dice qualcuno”.


Quarantadue anni dopo si può ancora trovare la verità? “Gli elementi per riaprire le indagini c’erano tutti, non so perché non abbiano perseguito la strada dell’arma utilizzata per Acca Larenzia, la mitraglietta che ha sparato anche in altre occasioni. Potevano benissimo cercare un filo conduttore. Il problema è che non hanno mai chiesto chi poteva aver sparato perché non era ritenuto interessante, non premeva che si sapesse. Quanti morti di destra ci sono stati senza che siano stati individuati i colpevoli? Solo a Roma la strage di Acca Larenzia, Francesco Cecchin, Angelo Mancia e altri. Le indagini sui morti di destra sono state aperte e richiuse senza che si arrivasse a nulla. Evidentemente ‘uccidere un fascista non è reato’ ma non è neanche perseguibile”.
E ancora: “Se ci deve essere una memoria in questo Paese -osserva Francesca Mambro- non è che si possono scartare dei morti. Quello che è successo dopo, i cosiddetti anni di piombo, a destra nascono dal fatto che non c’è stata mai la volontà di dare una risposta di giustizia a questi morti. Senza voler trovare delle scuse o delle attenuanti, quelle sono cose che hanno segnato tantissimo, almeno per quanto riguarda la mia scelta drammatica”. 

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Come detto ora Francesca Mambro è libera. E non c’è nulla da dire su uno Stato democratico che in applicazione della Costituzione ha dato una possibilità a chi ha sbagliato di redimersi.

Semmai sono proprio i vecchi e nuovi ‘camerati’ a usare sempre l’espressione ‘marcire in galera’ quando non invocano la pensa di morte.

Ma sarebbe il caso che a questo punto degli ‘Anni di Piombo’ se ne occupino gli storici. Ma quelli veri. Non quelli a gettone ingaggiati per screivere libelli propagandistici.

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Altrimenti le narrazioni unilaterali e di parte non fanno altro che riaprire piaghe.

Perché, nello stesso modo con il quale la Mambro rilegge le sue tragiche imprese si potrebbe replicare che anche parte del terrorismo ‘rosso’ ha trovato inizialmente giustificazione nella Strage di Stato, ossia la strage fascista di Piazza Fontana.

Ma in questo modo, invece di spiegare e rileggere storicamente fatti nella sparanza che non accadano mai più, si finisce con il giustificare e legittimare chi in quegli anni ha sparato e ucciso.

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