I frutti avvelenati del decreto sicurezza, ossia di quelle norme liberticide e demagogiche che hanno criminalizzato chi salvava vite: adesso ha chiesto di “potere incontrare al più presto” la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese “per sollecitare il governo ad abrogare i decreti sicurezza” che sono “delle leggi disumane” e “non degne di un paese come l’Italia”. Claus Peter Reisch, il Comandante della nave ‘Eleonore’ della ong tedesca Lifeline, che la scorsa estate salvò nel Mediterraneo dal naufragio 104 persone, è molto amareggiato. Ieri ha avuto notificato dallo Stato Italiano una maxi multa da 300 mila euro per avere disatteso il decreto sicurezza bis entrando, lo scorso 2 settembre, in acque italiane con i 104 migranti a bordo.
“L’interessato – si legge nella multa che gli è stata notificata – è ammesso al pagamento di una somma in misura ridotta pari alla terza parte del massimo della sanzione prevista per la violazione commessa o pari al doppio del relativo importo e precisamente la somma di 300 mila euro entro il termine di 60 giorni dalla contestazione”.
“Tutto questo è ingiusto – ha detto Reisch – Io vengo punito per avere salvato 104 vite umane. E’ davvero incredibile”.
“Secondo l’Italia avrei disatteso il decreto sicurezza fortemente voluto da Salvini, ma io quella notte ero stato costretto a dichiarare lo stato di emergenza a bordo – racconta Reisch – cosa altro dovevo fare? C’era stato un forte temporale, non si vedeva niente, la visibilità era pari allo zero e le 104 persone erano quasi tutte all’aperto, sul ponte della nave, stipate in poco più di 40 metri. Ognuno poco meno di mezzo metro di spazio a disposizione. Ed erano a bordo da più di una settimana. Dopo il temporale erano tutti bagnati fradici. Erano persone, come si fa a non capirlo? Per cercare di farli riscaldare li abbiamo fatti scendere nelle nostre cabine, quelle dell’equipaggio. Gli abbiamo fatto usare i nostri bagni, pure l’infermeria. Insomma, tutti gli spazi disponibili. Ma non bastavano”.
Claus Peter Reisch aveva salvato con la sua nave le 104 persone nella notte del 25 agosto ma la notte tra il primo e il 2 settembre, dopo l’ennesimo temporale con onde altissime e grandine, aveva dichiarato lo stato di emergenza e aveva invertito la rotta verso l’Italia, nonostante il decreto sicurezza bis lo vietasse”. “La nave non era più sicura – dice ancora il comandante – se fosse successo qualcosa la responsabilità, da comandante della imbarcazione, sarebbe stata solo mia. Se ci fosse stato un incendio a bordo tutte queste persone sarebbero morte. Non ci sarebbe stato scampo per nessuno. E io non potevo permetterlo. Hanno rischiato tutti la vita”.
“Io ero il responsabile della salute di tutte queste persone – racconta – Così, alle 4.30 di notte decisi di chiamare le autorità italiane per dire che stavo andando a Pozzallo, dopo avere dichiarato lo stato di emergenza. Ho informato che stavo andando a Pozzallo perché lì c’è un hotspot che si trova direttamente al porto e così i naufraghi non avrebbero dovuto prendere il pullman per essere trasferiti altrove. Ho ritenuto che fosse il porto più adeguato, da qui la decisione di dirigermi proprio a Pozzallo”.
“Le autorità mi hanno ribadito che era vietato entrare in acque italiane perché bisognava rispettare il decreto sicurezza, ma in quel momento non mi interessava perché c’era in corso una emergenza – spiega ancora Reisch – Come capitano non c’erano altre possibilità. Ho letto che qualche populista diceva di portarli altrove, ad esempio ad Amburgo. Ma come è possibile solo pensarlo? Sono oltre 4000 km di distanza. E’ assurdo solo pensarlo. Queste persone non sanno di cosa parlano…”.
“Alle 8 di quella mattina ho richiamato per dire che sarei andato al porto e che sarei arrivato alle 10.30 circa – dice ancora Reisch – Le autorità erano state informate passo dopo passo. Ho spiegato tutto quello che avrei fatto. Non avevo altra scelta, c’era un emergenza a bordo. Con 104 persone a bordo dove dovevo andare? In Portogallo? Poi, al largo fi Pozzallo, è arrivata la Gdf a bordo e mi hanno gridato intimandomi di uscire subito dalle acque nazionali”. Il resto è storia nota. L’arrivo al porto di Pozzallo. Il trasferimento all’hotspot. Ma nel giro di pochi mesi i 104 migranti salvati da Reisch sono stati trasferiti in altri paesi europei. E ci tiene a sottolineare con forza che “nessuno dei naufraghi a bordo è rimasto in Italia, 43 sono in Germania, gli altri in Francia, in Portogallo, in Irlanda e a Lussemburgo”.
Poi ricorda un episodio: “Le autorità tedesche, con cui avevo parlato per spiegare la mia situazione, mi informarono che il problema non era la redistribuzione dei migranti in Europa, ma era l’ex ministro Salvini che aveva chiuso i porti in Italia. Nonostante fosse stato chiaro dall’inizio che nessuno sarebbe rimasto in Italia. E’ stato un atto disumano”, dice. Reisch annuncia adesso che farà ricorso contro la maximulta da 300 mila euro. E chiede “l’abrogazione dei decreto sicurezza”. Ecco perché chiede di incontrare la ministra Lamorgese. “Così possiamo parlare di questa situazione incredibile”, dice. In Germania ha anche incontrato il ministro omologo Seehofer. “Io ho salvato 104 persone e per questo non posso essere punito. E’ assurdo”, continua a ripetere. “Non ho nessuna intenzione di pagare questa multa ingiusta”, dice.
E si augura che il nuovo Governo Conte 2 “possa fare meglio di Salvini. Mi auguro soprattutto un governo stabile per fare uscire l’Italia dalla crisi”. Poi ci tiene a dire che l’Italia “un paese bellissimo con persone meravigliose” e vuole ringraziare il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che lo scorso settembre lo aveva ricevuto a Palazzo delle Aquile. “E’ stato un gesto molto importante”, dice.
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