Si dichiaravano invalidi e poi andavano a ballare: smascherata rete di truffatori a Palermo
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Si dichiaravano invalidi e poi andavano a ballare: smascherata rete di truffatori a Palermo

Finti ciechi e paralitici, beccati a guidare e a leggere la posta: la polizia di Palermo smaschera una complessa rete di truffatori, che conta almeno 33 persone. Dodici sono stati arrestati

Uno dei falsi invalidi
Uno dei falsi invalidi
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14 Gennaio 2020 - 08.59


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Truffavano da anni lo Stato, dichiarandosi paralitici e percependo la pensione di invalidità, ma intanto giravano in auto, e andavano a ballare in discoteca. Una donna, che si dichiarava cieca, è stata filmata dalla polizia di Palermo mentre leggeva la posta appena ricevuta. 
Si tratta di un modus operandi consolidato nel corso di anni, messo in atto da una rete di complicità sventata ieri da un’inchiesta coordinata dalla procura di Palermo, che ha smascherato dodici falsi invalidi.
Al centro della rete, due insospettabili: Antonino Randazzo, 56 anni, pensionato di Terrasini (Palermo) è finito in manette; il suo più stretto collaboratore, Filippo Accardo, 49 anni, responsabile di un Caf a Camporeale, è agli arresti domiciliari. Ma gli indagati denunciati a piede libero sono molti di più, 33: nella lista degli investigatori del “Gruppo Tutela mercato beni e servizi” ci sono medici generici e specialisti, componenti delle commissioni dell’Asp, impiegati dell’Inps e responsabili di Caf. Ognuno con un ruolo ben preciso. C’era il procacciatore di pazienti e l’addetto ai certificati.
Le intercettazioni disposte dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Francesca Mazzocco hanno svelato il giro d’affari: “Sono come una prostituta”, diceva l’organizzatore del giro, che adesso risponde di truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di contributi pubblici, falsità ideologica e traffico di influenze illecite. Si vantava: “È purtroppo per virtù. L’importante è che non sono conosciuto per quello che fa male cose alle persone”. E ancora: “Io ho le mani in pasta ovunque”.
In un altro dialogo con un falso invalido rassicurava: “Quel medico è cosa nostra, come dicevano gli antichi”. A un medico complice diceva invece di confezionare un falso certificato ben fatto: “Fallo bello pesante, queste carogne l’ultima volta l’hanno rigettato”. La gang utilizzava spesso un escamotage: attestava che l’invalido non poteva spostarsi da casa, perché costretto a letto, in questo modo veniva evitata la visita della commissione collegiale.
 Comprare una falsa pensione d’invalidità costava le prime dodici mensilità. Adesso, è scattato anche un sequestro per i due arrestati, ammonta a 100 mila euro. E le indagini proseguono, anche grazie alla collaborazione dell’Inps: gli investigatori sono sulle tracce di altre truffe. 

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