In Friuli i migranti considerati come selvaggina, l'assessore leghista: "fototrappole per catturarli"
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In Friuli i migranti considerati come selvaggina, l'assessore leghista: "fototrappole per catturarli"

L'assessore regionale a Sicurezza e Politiche dell'immigrazione in Friuli-Venezia-Giulia Pierpaolo Roberti: "È una soluzione di facile attuazione". Peccato che sia inumano anche solo pensarlo

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15 Gennaio 2020 - 17.13


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Fa ogni giorno più impressione come i leghisti dimostrino di saper dare fondo a tutta la loro immaginazione quando si tratta di inumanità e razzismo. L’ultimo grande creativo della discriminazione è Pierpaolo Roberti, assessore regionale a Sicurezza e Politiche dell’immigrazione in Friuli-Venezia-Giulia, che ha proposto l’installazione di ‘fototrappole’ (le ha chiamate proprio così, come se stesse parlando di selvaggina) per i migranti al confine: “Una soluzione di rapida e semplice attuazione che faciliterebbe in maniera rilevante il lavoro degli agenti di pattuglia sui confini” ha detto. 
All’esponente dell’esecutivo replicano gli esponenti del Partito democratico Diego Moretti e Chiara Da Giau. Il segretario provinciale di Gorizia: “La Lega continua con le armi di distrazione di massa: l’unico problema dell’Italia e del Fvg sono i migranti. Roberti non si preoccupi, anche se siamo sulla rotta balcanica, oltre ai nostri ragazzi che a centinaia continuano a emigrare, queste persone non avranno alcun motivo per fermarsi in una regione che continua a perdere competitività e posti di lavoro”. La consigliera regionale: “E’ stridente la sensazione che provoca il termine fototrappola accostato all’individuazione di persone che vanno in cerca di un futuro migliore. Sappiamo sia della necessità e opportunità politica di mostrarsi sempre attivi su un problema percepito come estremamente emergenziale, sia che esistono delle basi giuridiche per bloccare l’ingresso di richiedenti asilo che, evidentemente, sono lasciati passare da altri Stati in barba al trattato di Dublino”. 
Se i respingimenti sono giustificati per legge, non può essere comunque trascurato il sentimento di umanità che deve almeno far nascere un dubbio e un pensiero sul destino che queste persone poi avranno nel rimbalzo continuo che di loro viene fatto”. Conclude Da Giau: “Le odissee di cui abbiamo notizia dai volontari sulla rotta balcanica impongono un’azione politica e diplomatica seria con gli Stati a noi vicini per dare soluzioni reali e non scaricare semplicemente le responsabilità”.

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