Maternità surrogata: che cosa è davvero, oltre i luoghi comuni
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Maternità surrogata: che cosa è davvero, oltre i luoghi comuni

La Gestazione per altri (Gpa) spiegata bene, oltre i luoghi comuni. E come funziona la legge in Italia

Maternità surrogata
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15 Gennaio 2020 - 15.47


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Nella giornata di ieri e oggi, due importanti personaggi della politica italiana hanno espresso la loro contrarietà alla maternità surrogata, con ragioni diverse. Parliamo del leader di Azione Carlo Calenda, che ha scritto che ‘la maternità non è un autobus’ dal quale si possa scendere ma crea un legame indissolubile tra madre e bambini dal quale la legge non può prescindere, e Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura, che ha parlato di ‘mercificazione del corpo della donna’.

C’è tantissima confusione sul tema e molti non hanno idea di che cosa parlano quando si tratta della maternità surrogata, o gestazione per altri (GPA) Un buon punto di partenza sarebbe smetterla di chiamarlo ‘utero in affitto’, dato che la pratica più comune di GPA nei paesi in cui è legale è quella altruistica, ossia dove non è prevista alcuna transazione finanziaria se non quella del risarcimento alla donna donatrice delle spese mediche. Il Canada, per esempio, è uno di questi paesi e anche Nichi Vendola e il suo compagno sono diventati genitori con questo metodo, scegliendo di instaurare un rapporto con la madre naturale del figlio e di non escluderla dalla loro vita. È una scelta come un’altra, come c’è chi invece chiede l’esclusività genitoriale. In altri paesi, come l’India, è invece una vera e propria transazione finanziaria.

La GPA è un tema complesso, perché non è esente da molti dubbi morali e pratici. Prima di tutto, è vero che si va a spezzare un legame indissolubile tra madre e figlio? È vero che si mette a rischio prima di tutto la salute fisica e psicologica del bambino?

Come sempre in questi casi, non esiste una sola risposta: è dimostrato, certo, che ci sono stati dei casi in cui la madre naturale ha rifiutato di donare il figlio a gravidanza compiuta, oppure di coppie che hanno rifiutato il bambino quando hanno scoperto, ad esempio, che aveva qualche malattia genetica. Ma esiste anche una vasta casistica di casi di GPA in cui le persone coinvolte hanno prestato la massima attenzione alla vulnerabilità del bambino e gli hanno assicurato sicurezza e stabilità.

Legiferare su un argomento del genere è difficile, anche se il modello canadese (quello altruistico) risulta sicuramente il migliore. In Italia il tema è fortemente osteggiato in maniera bipartisan, anche se con un particolare accanimento della destra: le motivazioni sono la forte tradizione cattolica da un lato e dall’altro una fondamentale ignoranza sul tema, con un proliferare di luoghi comuni, primo tra tutti quello che la GPA è principalmente usata dalle coppie omosessuali per ‘comprare’ bambini, come sosteneva un vergognoso cartellone dell’associazione ProLife comparso a Roma. La realtà è molto diversa, dato che secondo le ultime statistiche l’80% dei bambini nati con GPA sono stati affidati a coppie eterosessuali.

L’Italia è uno dei paesi con la legislazione più severa al mondo sul tema: oltre ad essere vietata la GPA, è vietata anche l’adozione per le coppie omosessuali, anche se unite civilmente, e per le donne e gli uomini single. 

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