Bisogna riconoscergli una cosa, a Matteo Salvini: la sua faccia di bronzo è inimmaginabile. Avremmo già dovuto capirlo quando ha avuto il coraggio di presentarsi al sud dopo aver insultato i napoletani nell’ormai famoso video (ma è altresì inimmaginbaile che al sud votino Lega, ma tant’è…), ma questo paese, forse allenato da ventanni di berlusconismo, ha imparato a sprangarsi gli occhi davanti alle contraddizioni. E soprattutto, ad allenare la memoria affinché si accorci, eliminando il passato anche molto recente.
Facciamo quindi un passo indietro: è il 2016, siamo a Ormea (Cuneo) e Salvini sta facendo una diretta Facebook, perché certe cose non cambiano mai.
Uno dei futuri elettori gli mette in mano un cartello, che Salvini legge divertito alla camera e poi mostra addirittura in primo piano, tutto contento.
Quattro anni dopo: nel 2020, nella stessa giornata in cui Salvini ha condannato chi “paragona le donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti” riferendosi al cantante Junior Cally e ai suoi testi molto sessisti, noi vi riproponiamo la foto di un Salvini sorridente con un cartello che chiama le donne troie.
E basta così: basta questo per rendersi conto dell’ipocrisia di questo personaggio, capace di dire di tutto e il suo contrario. Arriverà il momento in cui sarà travolto dalla mole delle sue stesse bugie?
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