Aggredirono i giornalisti per Acca Larentia: chiesti sei anni di carcere per due fascisti
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Aggredirono i giornalisti per Acca Larentia: chiesti sei anni di carcere per due fascisti

Vincenzo Nardulli, di Avanguardia nazionale e Giuliano Castellini di Forza Nuova accusati di lesioni, rapina e minacce per l'aggressione al cronista dell'Espresso Federico Marconi e al fotografo Paolo Marchetti.

Giornalisti aggrediti dai fascisti: denunciati Castellino e Nardulli
Giornalisti aggrediti dai fascisti: denunciati Castellino e Nardulli
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25 Febbraio 2020 - 11.56


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Fascisti che pensavano di fare i loro comici come, purtroppo, in questo paese sono abituati a fare da decenni.
Ma in questo caso non è stato così: condannare a 6 anni ciascuno Vincenzo Nardulli, esponente di Avanguardia nazionale e il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, accusati di lesioni, rapina e minacce al processo per l’aggressione al cronista dell’Espresso Federico Marconi e al fotografo Paolo Marchetti.
E’ la richiesta del pm di Roma Eugenio Albamonte.
I due reporter vennero aggrediti nel cimitero del Verano il 7 gennaio dell’anno scorso in occasione di una commemorazione dei morti di Acca Larentia.

Il gip li aveva descritti come fascisti violenti e spregiudicati
“Indole violenta, spregiudicatezza particolare, spiccata capacità delinquenziale dimostrata, del tutto incuranti delle conseguenze che ne potevano derivare”. Così il gip Mara Mattioli descrive nell’ordinanza di custodia cautelare Vincenzo Nardulli, esponente di avanguardia nazionale, e il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, arrestati e finiti ai domiciliari per l’aggressione ai due giornalisti dell’Espresso  avvenuta nel cimitero del Verano a Roma il 7 gennaio scorso.  
“Dalle indagini è risultato che i due arrestati hanno operato in maniera spregiudicata, minacciando di morte e aggredendo violentemente chi osava intromettersi nelle loro iniziative nonostante si trattasse di una manifestazione pubblica che si svolgeva in luogo pubblico solo perché non gradivano che le persone offese documentassero l’evento”.
“La persistenza nel proposito criminoso dimostrato dagli indagati, l’uso di particolare violenza e le minacce di morte profferite ai danni delle persone offese, il grave stato di soggezione e timore provocato in tal modo sulle vittime, appaiono sintomatici di personalità prepotenti, aggressive, incapaci di controllare gli impulsi e sopratutto privi di qualsivoglia remora così da ritenere sussistente un concreto e attuale pericolo di recidivanza di reati della stessa specie”.

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