Dai “ragazzi del niente” dei Quartieri spagnoli di Napoli ai ragazzi dello Zen2 di Palermo che si trovano con niente in mano il passo è breve. Di quelli di Napoli ne abbiamo parlato “fotografando” la morte violenta di un ragazzo di strada che come unico obiettivo aveva quello di racimolare più soldi possibile per la discoteca, di quelli dello Zen2 di Palermo che il virus ha ricacciato in strada ci parla, con il lutto al cuore, una donna che per questi ragazzi ha speso e continua a spendere ogni giorno della sua vita.
Daniela Lo Verde è preside dell’Istituto Falcone, allo Zen2, appunto. Perchè fosse chiaro il ruolo della scuola in un quartiere come questo, all’istituto fu dato il nome di Giovanni Falcone. Qui la scuola è come quella trincea del film “1917”, trincea magistralmente percorsa, col cuore in gola, con Sam Mendes. Qui la scuola è resistenza, e non a caso l’istituto porta il nome di un magistrato che la resistenza l’ha pagata con la vita.
Daniele Lo Verde dallo Zen2 ci racconta l’altra faccia dell’emergenza coronavirus, che in ultimo ci ha costretti a chiudere le scuole. Qui una scuola chiusa non è solo disagio, famiglie gravate e sconvolte, da queste parti una scuola che chiude per dieci giorni è emergenza nell’emergenza. Un tempo che può dimostrarsi maledettamente lungo. È una trincea che si sfalda e cede, che si offre agli attacchi di chi vuole conquistare terreno e giovani vite, da asservire al niente, al vuoto che è sempre anticamera di crimine e illegalità.
“Per noi è una tragedia”, dice Daniela Lo Verde, che allo Zen 2 combatte da sette anni. Dove tanti altri si sarebbero arresi, lei ha saputo conquistare il quartiere, senza mai arretrare, facendo scudo ai suoi ragazzi che, conquistati, hanno finito col farle scudo. Da queste parti le insidie sono tante, pesanti come il vuoto e le latitanze che qui si pagano, vuoi se ci vivi, vuoi se ci testimoni cultura, civiltà, legalità, democrazia.
Daniela è sempre accanto ai suoi ragazzi: “Io vivo per e con i miei ragazzi – dice – non so stare senza di loro. Noi abbiamo bisogno di loro tanto quanto loro di noi…”.
Daniela ora è preoccupata per la lunga sosta imposta dall’emergenza coronavirus: “Abbiamo paura di perderli questi ragazzi…Cerchiamo di tenere le porte della scuola aperte il più possibile con attività extrascolastiche, con laboratori e incontri. Se i ragazzi non trovano la scuola, hanno una sola alternativa, la strada…”. Le mamme dello Zen si sono aggrappate, disperate, a Daniela e alla sua scuola. Smarrite, vogliono capire cosa si può fare perchè questo fermo non finisca con l’essere un danno irrimediabile. Se qui la scuola è una trincea, la strada è quel campo minato di “1917”, spazio con poche speranze, pronto a bruciare la vita.
Non sarà facile, ammette Daniela. Ha provato a rassicurare, da donna a donna, le mamme dello Zen. Qualcosa si farà, qualcosa si dovrà fare. Il terreno conquistato nella guerra impari con la mafia e lo smarrimento dei valori non potrà essere perduto oggi. Si sono superati mille ostacoli, tanti atti vandalici e distruttivi, i nemici della legalità e della vita democratica le hanno provate tutte, ma la “Falcone” continua, deve far indietreggiare il nemico. A fermare Daniela e chi con lei qui lavora non sarà certo il virus, l’emergenza che il virus ci sta dettando. Come organizzarsi? Probabilmente si utilizzerà WhatsApp, Facebook, si utilizzeranno i cellulari per dare dei testi ai ragazzi. Si vedrà. Nel frattempo Daniela, altri insegnanti, il personale dal “Falcone” non si muoveranno da scuola. Qui non si conosce il “Rompete le righe”. Con tutte le misure necessarie si proverà ogni mezzo per tenere i ragazzi attaccati alla scuola, quasi una ciambella di salvataggio in un mare costantemente minaccioso.
Nei giorni scorsi in Sicilia c’era stata una prima sospensione delle lezioni, e al “Falcone” si pensò di organizzare lezioni all’aperto, sfruttando l’irruenza di una primavera anticipata che somiglia tanto all’inizio d’estate. All’aperto, al parco della Favorita, una lettura di poesie e una lezione sui fossili. Momenti bellissimi, ricorda Daniela. Si era saputo fare di necessità virtù. Adesso sarà più dura, ma Daniela e i suoi qualcosa si inventeranno. Fermi non sanno stare, non è il caso di restare fermi. Sarà complicato sul piano organizzativo, dura sul piano umano. Daniela lo ammette, le mancano, le mancheranno quelle centinaia di baci che ogni mattina sembravano il sigillo di un patto tra lei e i ragazzi dello Zen2.
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