L'epidemiologo: "Se il coronavirus si diffondesse a Roma le conseguenze sarebbero inimmaginabili"

Il professor Pier Luigi Lopalco: "Se le situazioni dei piccoli comuni del Veneto della Lombardia si verificassero in una metropoli le conseguenze potrebbero essere ancora più drammatiche. Misure più dure"

Piazza San Pietro vuota per il coronavirus
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21 Marzo 2020 - 11.07


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Non è terrorismo psicologico ma una dura lettura della realtà: ”Il Lazio è la regione dove c’è Roma, una metropoli, e i dati del contagio, qui, possono assumere dimensioni neppure immaginabili. Per questo è indispensabile che le misure siano quanto più dure possibile”.
Lo ha detto l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco in un’intervista a ‘Il Messaggero’.
Commentando le misure decise dalla sindaca Virginia Raggi per questo fine settimana, l’esperto sottolinea: ”Se le situazioni che si sono verificate nei piccoli comuni del Veneto della Lombardia si verificassero in una metropoli come Roma, le conseguenze potrebbero essere ancora più drammatiche rispetto a quelle vissute finora. Io sono stato a Roma fino a due settimane fa, la metropolitana era affollatissima. Bisogna usare tutti gli strumenti perché la trasmissione rallenti al massimo. Non possono e non devono esserci assembramenti. In tutte le metropoli dove ci siano mezzi pubblici affollati o uffici pieni di gente le probabilità di trasmissione sono ancora più alte”.
Purtroppo è ancora presto per poter dire per quanto tempo bisognerà adottare queste misure. ”Non sappiamo ancora quando la curva comincerà a scendere. Finora i dati non sono incoraggianti e i numeri del contagio continuano a crescere. Ma non accadrà in modo repentino – conclude Lopalco – Non possiamo immaginare di riprendere all’improvviso la vita di prima, i divieti dovranno restare in vigore ancora a lungo”.

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