“Vorrei parlarvi stasera dell’inutilità” inizia Stefano Massini a Piazzapulita: “Quando ero un ragazzo, avrò avuto 25 anni, facevo l’assistente in un teatro lirico. Un giorno un violinista si sentì male e davanti gli occhi di tutti lo rianimarono. Lo spettacolo fu molto toccante e forte e dietro le mie spalle qualcuno disse ‘certo che questo medici che lavoro che fanno, ridanno la vita’. Il medico si girò gli sorride e dice ‘noi e voi noi e voi non siamo così diversi.
Il punto è che ogni fase storica comporta una contrapposizione, che ci portiamo dietro: proletario-capitalista, normale-diverso, occidentale-orientale. Ma oggi, il virus sta probabilmente cambiando anche questo e noi abbiamo un’altra contrapposizione: utili e inutili, gli esseri umani necessari e quelli superflui. Abbiamo tantissimi dati sui morti ma vediamo rassicurati sui morti vecchi, come se questo dovesse consolarci, come se i vecchi non fossero utili e quindi sacrificabili. In Francia oggi hanno proposto di testare il vaccino in Africa, perché tanto quelle popolazioni sono inutili.
La mia presenza qui è totalmente inutile, perché basta aprire il giornale per rendersi conto che bisogna parlare di ripartenza delle industrie. Solo dopo molto tempo potranno ricominciare le attività di cultura. È normale che mettere 500 persone insieme che cantano è compatibile solo con un alto livello di sicurezza, ma il punto non è che io chieda che vengano riaperti, ma è irritante che l’arte sia considerata una cavolata marginale che anche se non ricomincia chissenefrega perché l’importante è che ricomincino le cose utili.
Dietro ogni cantante, attore, artista, scrittore, ci sono centinaia di migliaia di persone che per rendere possibile il nostro lavoro fanno tanto. Anche loro sono inutili?
Si dà il caso che il paese sia chiuso in casa: gli inutili cantanti, inutili scrittori e inutili film hanno fatto sì che questa carcerazione fosse più sostenibile, quindi evidente non siamo così inutili. Non siamo un paese comune, siamo l’Italia, un paese che ha nel suo dna la funzione di faro di bellezza. Sarebbe bello sentire qualcuno che dicesse che è fondamentale riaprire i teatri, i cinema, perché senza siamo orfani.
Huxley diceva: “ogni essere umano ha una sua letteratura e sono i suoi ricordi”. I capitoli più importanti delle vite di molti di noi coincidono con quel film, quel concerto, quello spettacolo. L’arte non è una scemenza, è parte radicale della nostra sete di bellezza: se dobbiamo ripartire, ripartiamo con un occhio alla bellezza.
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