Le lettera delle Sardine: "Perché sulla sanità il modello Lombardia ha fallito"

Il movimento scrive una lettera a Conte: ""La Regione ha fatto della sanità un business: dove l'efficienza e l'efficacia si sostituiscono al prendersi cura delle persone".

Attilio Fontana
Attilio Fontana
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17 Aprile 2020 - 16.23


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Un attacco durissimo: “La Lega in Lombardia ragiona solo per egoismo politico e non riesce elevare un pensiero solidale e collettivo”.

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Dopo la lettera inviata al premier Conte, le sardine controreplicano alle parole del leader della Lega, che continua a ribadire come il modello Lombardia sia da seguire, anche per la ripartenza economica. “La Regione – ha detto Luca Venneri, portavoce lombardo delle sardine – ha fatto della sanità un business: dove l’efficienza e l’efficacia si sostituiscono al prendersi cura delle persone”. “Da Salvini assistiamo allo stesso egoismo di cui accusano gli stati membri della Ue”.
Il piano pandemico regionale – accusa – è fermo al 2011. Inattuabile: la riforma del 2015 del sistema sanitario lombardo non ha previsto chi svolgesse i compiti delle allora Asl. Poi ci chiedono come mai li abbiamo definiti inadeguati”.
In queste ore dalla giunta presieduta da Fontana “si parla di fase 2 cercando di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dal fallimento della gestione dell’emergenza”, ma questi sono solo “strumenti di distrazioni di massa”.
Il testo inviato al presidente del consiglio, Giuseppe Conte, dal movimento delle sardine.
“Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, Le scriviamo questa lettera da donne e uomini che amano il nostro paese – l’Italia e la nostra regione – Regione Lombardia. Oggi, in queste ore buie, ci sentiamo chiamati, come cittadini e come Sardine, a senso del dovere profondo che accompagna ogni amante della Costituzione e delle leggi dello Stato. Non possiamo più tacere i tanti fatti che ci allarmano e che ci fanno armare di pensieri, progetti e speranze per un futuro che, oggi, scorgiamo denso di nubi”, è l’attacco della lettera.
“Riconosciamo in Lei, Presidente, .- si legge nella missiva – un profondo senso delle istituzioni che le hanno fatto parlare più di una volta di principi come ‘il dovere di adempiere con disciplina e onore’ e la ‘leale collaborazione’ istituzionale. Risulta ormai palese che, il nostro sistema sanitario regionale regge per la sola professionalità, spirito di sacrificio e caparbietà dei tanti medici, infermieri, operatori sanitari e del volontariato. Abbiamo letto con attenzione e cura le loro tante storie”. 
E segue: “Ci siamo uniti nello spirito di corpo che li vede affrontare turni massacranti a curare pazienti positivi al Covid-19. Ci siamo uniti nella loro inquietudine e desolazione quando, colpiti dal virus, sono stanti mandati a casa in quarantena senza tampone e senza avere risposta certa della loro condizione fisica. Ci siamo uniti al dolore delle tante famiglie che si sono visti strappare parenti, amici, conoscenti in nome di un eroismo, probabilmente e in gran parte, non necessario. Senza lo spirito di servizio civico di tanti cittadini e associazioni del terzo settore gli esiti di questa emergenza sarebbero stati, di certo, ancora più infausti”.

“Abbiamo visto la nostra Regione – scrivono le sardine parlando della Lombardia – vantarsi per anni di un sistema sanitario, quello lombardo, di eccellenza e, nella miopia della propaganda e della lotta politica, non si sono accorti di aver costruito solo un fragile idolo. La fragilità del modello lombardo si fonda sull’assunto che la sanità, come il Welfare, possano essere un business: dove efficacia ed efficienza si sostituiscono al prendersi cura delle persone. Non ci stiamo raccontando qualcosa di nuovo. Negli ultimi 15 anni infatti, fino al 10% del budget complessivo regionale – prelevato dalla fiscalità generale – è stato usato per remunerare il capitale delle aziende sanitarie, soldi che potevano essere impiegati per produrre servizi per i cittadini”.
“Nel 2015 – ricordano le sardine – la riforma sanitaria lombarda, prometteva presidi ospedalieri di prossimità che non si sono mai visti e, che, avrebbero dovuto fungere come cerniera tra i medici di base e il sistema socio-sanitario. In caso di urgenza sarebbero stati uno snodo fondamentale per la gestione di presidi, farmaci e sub-acuzie, permettendo, ai grandi nosocomi lombardi di occuparsi in modo più efficace dei tanti malati gravi”.

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“Arrivando al presente, si scopre che la giunta Fontana ha emanato un’ordinanza che imponeva a tutti i lombardi di avere delle mascherine, proprio nel momento di massima crisi di reperibilità delle stesse. Regione Lombardia imponeva tali presidi e non rispondeva alle richieste legittime delle Rsa quando, già il 16 marzo, denunciavano la mancanza di mascherine e della loro reperibilità. Le stesse Rsa, denunciavano già da tempo il pericolo di inserire pazienti Covid nelle strutture perché esisteva il rischio di ‘potenziale contatto con gli anziani non autosufficienti ivi ricoverati'”
“Siamo certi – è scritto nella lettera – di non creare scalpore quando affermiamo che la gestione politica dell’emergenza posta in essere da Regione Lombardia si sia rivelata gravemente inadeguata e non ravvediamo i margini minimi di sicurezza per una piena riapertura, come la stessa Giunta Fontana, in queste ore, invoca. Reputiamo questa proposta un’ulteriore dimostrazione di come la gestione dell’emergenza sia volta ad un’opportunistica ricerca di consenso per distrarre l’opinione pubblica fuori dalla presa di coscienza di un fallimento politico dell’emergenza. Per l’ennesima volta si strumentalizza il dramma e si fa leva sulla voglia di un ritorno alla normalità, oggi, troppo prematuro”.

E poi l’appello finale: “Chiediamo a tutte le istituzioni coinvolte di parlare con una sola voce, coerente e che ci sia l’impegno di farsi carico delle fragilità evidenti emerse sul nostro territorio. Avvertiamo la necessità di una unità di intenti che, oltre che essere propedeutica al buon funzionamento delle istituzioni sia, prima di tutto, un patto sociale con la cittadinanza. Solo in questo clima di ritrovata fiducia potremmo, dunque, porre delle basi adeguate all’enorme sfida a cui saremo tutti chiamati. Questi mesi, infatti, sono stati eccezionalmente duri e tutti noi ne usciamo feriti nello spirito, tutto questo è un peso di cui oggi la politica tutta si deve fare carico per poter mettere in campo la fase due di gestione dell’emergenza”. 
“Chiediamo a lei Presidente una cosa chiara, di farsi portavoce di questo peso, di farsi portatore responsabile di un confronto serio che ripristini un’unità d’intenti istituzionale che travalichi le barriere e le logiche partitiche. Comprendiamo la difficoltà di tale impegno e che esso possa non combaciare con visioni estranee a un vero senso di leale collaborazione. Chiediamo che il suo Governo metta in campo tutte le forze e risorse messe a disposizione delle nostre istituzioni, compresa, anche, la possibilità fornita dai nostri padri costituenti all’art. 120, ossia quella che il Governo riconduca a sé alcune competenze come la sanità e la gestione emergenziale in Regione Lombardia”, concludono le sardine.

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