I protagonisti della triste storia di oggi si chiamano Antonio e Alessandra. Hanno entrambi 47 anni.
Lui alle 2 di notte si è recato nella caserma dei carabinieri di Cassano D’Adda dicendo: “Voleva lasciarmi, quindi l’ho uccisa”.
Un colpo di fucile a pompa alla testa di Lei mentre dormiva.
I due convivevano durante la quarantena visto che la fabbrica in cui lavorava l’uomo in provincia di Bolzano era chiusa, altrimenti la convivenza avveniva solo nel fine settimana a causa dei troppi chilometri. Lei invece, lavorava all’Atm, l’azienda di trasporti di Milano.
Le donne oggi non vengono uccise dai compagni che vogliono lasciare per il coronavirus, ma oggi muoiono per colpa di una quarantena che non tiene conto della frequente situazione di violenza che c’è nelle nostre famiglie e in tante relazioni affettive tra giovani e meno giovani. Ricchi, poveri, brutti e belli. Tutti vittime del patriarcato.
Vorremmo vedere i politici e le forze dell’ordine più attenti nella difesa di troppe donne conviventi con uomini maltrattanti e molti minori reclusi in casa senza il diritto di respirare da più di 40 giorni e per altre (ameno) due settimane. Tanti di questi bambini subiscono più ore al giorno di prima la violenza sulle loro madri.
Donne e bambini non hanno più il tempo e lo spazio per denunciare e chiedere aiuto.
La politica deve pensare a chi è più in difficoltà.
Ma anche in questa pandemia si è scordata della condizione di sottomissione e abuso in cui vivono moltissime di noi.
Che delusione questa Italia.
“L’ho uccisa perché voleva lasciarmi”.
Insegnate a lasciare andare. Perché ciò che conta non ci abbandona mai.
Magari la prossima generazione imparerà ad amarci davvero.
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