Nuova denuncia di abuso di potere durante questo surreale lockdown. Questa volta a raccontare i fatti è la scrittrice Michela Murgia. Leggete qui:
La foto che vedete l’ho scattata sabato a Roma in piazza san Cosimato, davanti al mercato rionale. Tra di noi c’è più di un metro e tutte indossiamo le mascherine pur essendo all’aperto. Il mercato rionale era la seconda e ultima tappa della mia spesa settimanale. Tornavo dal supermercato, ma il fresco vegetale quando posso non lo prendo dalla grande distribuzione; preferisco logorarmi la pazienza in un’altra fila e far lavorare un piccolo commerciante.
Davanti al mercato ho incontrato tre amiche, una delle quali intelligentemente ha detto: non facciamo la fila in quattro, ditemi cosa volete e entro solo io.
In tre ci spostiamo dalla fila e attendiamo, mantenendo le distanze. È lì che io dico: “facciamoci una foto” ed è in quel momento che un carabiniere che andava verso la macchina di servizio mi passa accanto e senza fermarsi mi ingiunge: “Signora, basta, non mi pare il caso di fare foto”. Ha detto proprio così: non mi pare il caso. “Perché? C’è una legge che vieta le foto al mercato?” Non risponde e va via, ma torna subito con due colleghi, che guardano inquisitori i nostri carrellini pieni.
“Se avete finito di fare la spesa tornate a casa”.
Stiamo aspettando un’amica con la frutta.
“Ah, un’amica.”
Esatto, eccola lì, guardi.
L’amica in effetti arriva con il carrello pieno delle nostre ordinazioni e ce le distribuisce sotto l’occhio sospettoso delle forze dell’ordine. A me toccano 4 banane. “Solo 4 banane?”, mi chiede nervoso quello che a occhio è il brigadiere. Sì, mi bastano, gli dico guardandolo in faccia. Non c’è materia per elevarmi la contravvenzione, ma capisco che vorrebbe tanto che ci fosse. “Adesso andate via o dobbiamo farvi il verbale.” Siamo andate via, ma io mi porto addosso la rabbia e la certezza di aver rischiato 400 euro di multa solo perché dopo un mese di lockdown un carabiniere ha trovato irritante persino la poca normalità che ancora non è vietata.
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