“Ho solo 25 euro, tolgo qualcosa dal carrello…”.
Quando l’amica Anna mi racconta l’episodio raccolto dai social, cronaca dalla fila di una cassa di un supermercato, ho provato a ripercorrere i tanti episodi che raccontammo, più di dieci anni addietro ormai, della profonda e spietata crisi economica greca. Quante analogie, e un fremito freddo mi ha percorso la schiena. Erano storie di povertà, ma non di quelle povertà che ci hanno accompagnato ed ancora ci accompagneramnno chissà per quanto, se il mondo non sarà rivoltato o si rivolterà, ma di povertà nuove, fino ad allora (ora) impensabili. In fila alla cassa – questo il racconto – il display segna il conto finale di chi le sta qualche posizione più avanti: 26 euro e 80 centesimi. La faccia della donna chiamata a pagare appare confusa, gli occhi tradiscono una difficoltà con la quale probabilmente sapeva di dover fare i conti: “Ah, scusi – dice la donna alla commessa, dopo qualche attimo di silenzio imbarazzato – ho dimenticato il bancomat…Ho solo 25 euro… Tolgo qualcosa…”.
“Nel piccolo carrello non ci sono patatine o acquisti non essenziali, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica…”. C’è imbarazzo in chi assiste, in chi attende il turno a poco più di un metro. Il volto della donna, una mamma poco più che 50enne, è quello che andrebbe ripreso e proposto come icona del dramma di tanti. Il colore e l’espressione della donna sono quelli di chi non ha mai vissuto quel che si trova a vivere, e che pure deve affrontare perchè quella piccola spesa è assolutamente necessaria a casa. Tra uno scaffale e l’altro, tutti visitati con prudenza e facendo i conti in tasca, non era stato facile prendere e lasciare, pesare il valore delle povere cose scelte, fare due più due, stando attenti che la somma alla fine non fosse quattro, ma cinque. Fuori per poco nei conti, prima di arrivare alla cassa, forse per un errore nei colcoli, forse confidando che per così poco, poteva andare comunque bene. E invece, il display, inesorabile, segna 26 euro e 80 centesimi. La donna deve sottrarre qualcosa al carrello, ai figli.
Le storie attorno alla povertà – ce lo insegnano tante immagini di solidarietà di questi giorni – sono passi di un dramma inaspettato ma anche pagine semplici di semplici favole di solidarietà. “È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista. Poco dietro, un altro signore in fila rompe l’imbarazzato silenzio di tutti e rivolgendosi alla donna le dice: “Scusi, le è caduto qualcosa…”. La donna è sorpresa,guarda ai suoi piedi, c’è una banconota da 10 euro… La donna sa bene che quella banconota non le appartiene… È lo sguardo amorevole dell’uomo a convincerla. È troppo per lei dire che quella banconota non è sua. L’uomo si china, raccoglie la banconota e le dice: “Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello…”.
“Ora la donna sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà”, La donna paga, e uscendo sorride all’uomo dicendogli un semplice, profondo, riconoscente: “Grazie”. Quell’uomo avrebbe potuto dire: “Non si preoccupi faccio io”. È bastata una piccola, dolce bugia per non ferire la disgnità di una donna già duramente provata da questo nostro tempo. E siamo solo all’inizio.
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