“Alcuni hanno interpretato l’ingresso nella Fase 2 come un liberi tutti. È un segnale di grande pericolosità, perché dovrebbe prevalere la cultura della responsabilità per limitare al massimo i danni”.
Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco di Milano, è preoccupato, e a vedere le immagini dei Navigli non si può non condividere la sua pena: all’ora dell’aperitivo, tentati dal tramonto primaverile, i milanesi si sono riversati in strada, come se nulla fosse successo. Qualcuno corre, altri chiacchierano bevendo una birra, molti senza mascherina, troppi non rispettano la distanza di sicurezza. E per quanto la voglia di normalità sia comprensibile, questo comportamento è pericoloso ed è paradossale che avvenga proprio a Milano, capoluogo della Regione più colpita dalla prima ondata dell’epidemia. Pur di fare l’aperitivo sono disposti a rischiare una seconda ondata?
Intanto, proprio a Milano non calano i nuovi casi. Il motivo, secondo Galli, è che “soprattutto in città, le nuove diagnosi riguardano cittadini riusciti finalmente a ottenere un tampone Persone infettate da tempo: avrebbero potuto ottenere un test molto prima”.
Qual è la situazione del capoluogo lombardo? “Milano è una bomba – dice il professore -perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia. Abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione: sono necessari maggiori controlli“.
“La Lombardia, ma anche certe zone del Piemonte o dell’Emilia, rischiano di chiudere” perché, aggiunge Galli, “si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Quando il coronavirus gira sotto traccia può infettare tante persone perché cala l’attenzione sulle misure preventive”.
Non è una fake. #Navigli, #Milano, #Fase2. Ve lo dico subito: non è una fake. In Lombardia il #Coronavirus finora ha provocato 14.745 morti. In tutta Italia 29.958. Sono i numeri a parlare. E ora giudicate voi. I controlli non servono a nulla se non c’è responsabilità. pic.twitter.com/zduAnjqTP8
— Sergio Battelli (@BattelliSergio) May 8, 2020
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