“Noi proporremo la cancellazione del cosiddetto reato di tortura che sta diventando un’arma in mano ai delinquenti e un cappio intorno al collo dei poliziotti”.
Lo diceva Matteo Salvini lo scorso dicembre, e la sua posizione non sembra essere cambiata. Non si spiega altrimenti la posizione dell Lega sulle manifestazioni italiane di soldarietà a George Floyd, definite ‘occasioni per i delinquenti dei centri sociali di fare casino’.
Le marce per George Floyd sono sì contro il razzismo, ma sono anche una protesta contro l’intollerabile violenza della polizia. Un problema che in Italia conosciamo fin troppo bene, sin dal G8 di Genova, una macchia nella storia della nostra Repubblica che non potrà mai essere cancellata. Lo urlano Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Niki Aprile Gatti, Stefano Brunetti, Serena Mollicone, Riccardo Rasman, Marcello Lonzi, Michele Ferrulli, Riccardo Magherini, Carmelo Castro, Simone La Penna, Cristian De Cupis, Manuel Eliantonio. Tutti uccisi, tutti torturati dalla polizia.