“La questione è complessa e sarà approfondita all’esito della ricostruzione in fatto”. Così il procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota si è limitata a rispondere alla domanda se, dopo le audizioni del premier Conte e dei ministri Speranza e Lamorgese sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano, si possano o meno configurare responsabilità penali o se la scelta di Palazzo Chigi sia da considerare come atto politico e quindi insindacabile.
Così, in base alle parole del procuratore Rota, quella che si apre per i pm di Bergamo sarà una settimana di lavoro per ricostruire, attraverso l’analisi delle dichiarazioni raccolte – tra cui quella del premier Giuseppe Conte – e lo studio della documentazione acquisita, i passaggi che ai primi di marzo hanno portato a creare zona rossa, non più solamente Nembro e Alzano Lombardo ma tutta la Lombardia, allora pesantemente colpita dal coronavirus.
E tutto questo per arrivare a valutare se la decisione di cui il capo del governo, sentito venerdì dai magistrati a Palazzo Chigi, si è assunto ogni responsabilità sia da inquadrare come scelta politica insindacabile o come atto amministrativo che consente eventualmente di ipotizzare un reato e responsabilità.
Da quanto si è saputo, prima di arrivare a sciogliere questo nodo definito “complesso”, ci sarà un lavoro istruttorio, forse anche con altre audizioni di testi, che si svolgerà incrociando le dichiarazioni messe a verbale da tutti i principali protagonisti della vicenda, dagli esponenti del governo a quelli della Regione fino ai rappresentanti degli industriali, con i documenti agli atti del filone di indagine, compresi quelli acquisiti durante la trasferta romana, e con i dati epidemiologici di quei giorni dei primi di marzo. Dati, questi, su cui dovrebbe essere già stata affidata, da quanto è trapelato, una consulenza a un esperto scelto dagli inquirenti.
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