Davide, 12 anni e un cuore nuovo trapiantato dopo 373 giorni passati in una stanza di d’ospedale, 319 dei quali attaccato a un cuore artificiale che lo seguiva dentro una valigetta. Più di 1 anno chiuso in una camera di 24 metri quadri: un ‘lockdown nel lockdown’ in tempi di coronavirus, durante il quale il ragazzino non è mai entrato in contatto con Covid-19. A raccontare la battaglia del giovane è l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ricostruisce la storia del suo trapianto di cuore numero 997.
Mentre tutta Italia guardava ai numeri del contagio – riferisce l’Asst orobica – Davide (nome di fantasia), un ragazzino di origini rumene, combatteva in una stanza la sua lotta personale con accanto il papà e intorno un’attività febbrile che nei mesi della crisi Sars-CoV-2 ha portato al ‘Papa Giovanni’ oltre 2mila degenti. Oggi Davide ha un cuore nuovo che gli ha permesso di sconfiggere la cardiomiopatia causata dalla malattia di Naxos, una rara patologia su base genetica. La sua unica compagnia in questo anno sono stati il padre, 37 anni, che ha rinunciato a tutto per stargli vicino, le visite della mamma che è rimasta in Romania e lo raggiungeva appena possibile, qualche videogioco e la scuola, prima in ospedale e poi a distanza.
Le dimissioni di Davide sono previste a breve, a un anno esatto dall’impianto del sistema di assistenza biventricolare Vad, un Excor Berlin Heart, avvenuto il 6 luglio 2019. Un cuore ‘bionico’ poi sostituito da un organo naturale con un intervento di 10 ore.
La diagnosi in Romania, la decisione di trasferirsi in Italia per curarsi, l’autorizzazione alla messa in lista d’attesa secondo le rigorose procedure del Centro nazionale trapianti, il ricovero per oltre 20 giorni in Terapia intensiva pediatrica e il ricorso al Vad, viste le gravi condizioni del ragazzo. Queste le tappe della vicenda a lieto fine. “Grazie alle diverse professionalità e alle tecnologie che dispone il nostro centro, riusciamo a portare i pazienti, anche quelli più piccoli, al trapianto nelle migliori condizioni possibili”, afferma Michele Senni, direttore del Dipartimento cardiovascolare del Papa Giovanni XXIII.
L’intervento di trapianto è durato una decina di ore – spiegano dall’ospedale – che sono servite a rimuovere il cuore artificiale e a impiantare il nuovo organo, prelevato dal cardiochirurgo Francesco Innocente e dall’infermiera Maria Berardelli. In sala operatoria per il trapianto il responsabile del Centro trapianti di cuore Amedeo Terzi, con i cardiochirurghi Federico Brunelli e Samuele Pentiricci, la specializzanda Francesca Papesso, l’anestesista Moreno Favarato, i perfusionisti Davide Ghitti e Silvana Crisci, gli strumentisti Omar Sandrinelli ed Elisabetta Salvi, gli infermieri Angelo Sechi, Silvia Barachetti, Severine Dormont e Sara Bolazzi, gli operatori sociosanitari Silvia Sibelli, Salvatore Pepe e Maria Zampaglione.
“Il ragazzino è arrivato in condizioni molto gravi, che hanno richiesto prima un ricovero in Terapia intensiva e poi l’impianto di un cuore artificiale come ‘ponte’ al trapianto cardiaco – sottolinea Terzi – Trovare donatori compatibili per riceventi così giovani è infatti molto raro ed è importante poter contare su dispositivi che possono protrarre il più possibile l’intervento di sostituzione dell’organo”, precisa. “Per un anno abbiamo seguito il ragazzo costretto a convivere con un cuore artificiale, che compensava il suo, gravemente compromesso dalla malattia – dice Attilio Iacovoni, che con Roberta Sebastiani, Alessandra Fontana, Claudia Vittori ed Emilia d’Elia compone la squadra di cardiologi dedicata ai trapianti di cuore – Ora il nostro compito è di tutelare il più possibile l’rgano ricevuto, risultato di un grande gesto di generosità che ha dato a Davide una nuova vita”.