Focolaio Brt di Bologna, i sindacati: "Non rispettate le regole, ora chiudere tutto"

Il segretario della Uil Trasporti Emilia-Romagna Maurizio Lago: "I lavoratori della Brt sono terrorizzati, i protocolli di sicurezza non sono stati rispettati"

Bartolini
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26 Giugno 2020 - 12.36


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Maurizio Lago, segretario della Uil Trasporti Emilia-Romagna, ha dichiarato che i lavoratori della Brt di Bologna “sono terrorizzati” per il focolaio di coronavirus scoppiato in un magazzino: “Noi stiamo chiedendo di fare un lockdown di quel sito – ha aggiunto -. Andrebbe bloccato tutto. Qui si parla della salute dei lavoratori e per noi tra la produzione e la salute dei lavoratori non ci sono dubbi”.
“È evidente – prosegue Lago – che se fossero stati i protocolli di sicurezza, il contagio non sarebbe partito. Andrebbe bloccato tutto. Invece hanno messo in quarantena solo la cooperativa interna, secondo noi è sbagliatissimo”. Per il sindacalista a essere preoccupati sono gli autisti e spedizionieri, “che girano per Bologna” e bisogna capire se hanno avuto rapporti con il personale della coop. Per questo la Uil chiede che sia esteso anche a loro lo screening con i tamponi.
Da parte dell’azienda Usl c’è stata la volontà di capire come possa essersi sviluppato il focolaio. “E’ stato un medico, la settimana scorsa, a segnalarci un caso, noi poi ci siamo attivati – ha detto Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl – avremmo fatto ancora meglio se le persone che si sono sentite male avessero comunicato la loro condizioni al medico curante, invece questo non è avvenuto. Siamo dovuti arrivare noi prima che loro ci riferissero di avere qualche sintomo. Il focolaio è confinato al solo magazzino in zona Roveri”.
Sono diverse le figure professionali presenti, alcune delle quali non dipendenti di Bartolini, ma di aziende appaltanti e quindi con meno tutele. “I contagi, in questo momento – ha precisato – riguardano solo i magazzinieri, e i loro familiari o amici, e non gli autisti. Ma la situazione è in evoluzione”.
L’Ausl sta procedendo con i tamponi, non con i test sierologici, “perché ci serve capire subito chi è positivo al coronavirus”, ha sottolineato il direttore del dipartimento di
Sanità pubblica. Ma ha lanciato anche pesanti accuse: “Abbiamo riscontrato che le regole per contenere i contagi da Covid-19 non venivano rispettate in modo sistematico. Qualche volta, le persone non mantenevano la distanza di sicurezza di un metro o usavano la mascherina in modo saltuario, quindi non in modo corretto”.

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