“L’ho fracassato, uno si è pisciato addosso”, “Hai presente Gomorra? Guarda è stato uguale”, “dovevi vedere gli schiaffoni che gli ho dato”, ma anche “ho fatto un’associazione a delinquere”, “non arriveranno mai a noi”: sono alcune delle intercettazioni ambientali riportate dalla Procura di Piacenza nell’inchiesta che si è conclusa con l’arresto di sei carabinieri (altri 4 sono indagati) per tortura, spaccio e estorsione e mostra il modus operandi aberrante dei militari.
“Non arriveranno mai a noi” “…minchia adesso ti devo raccontare quello che ho combinato, ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene… ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno… omissis … in poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci stiamo io, tu e lui… ok? (omissis) noi non ci possono… a noi… siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno… (omissis)…”. E’ ciò che riferiva fieramente uno dei carabinieri finiti in manette a un collega che di lì a poco sarebbe entrato nell’associazione a delinquere formata dai militari. “Però Davide i contatti ce li ha tutti lui – spiegava -, quelli grossi! (omissis). Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori!’… e la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai!! …omissis”.
I pestaggi ai pusherGli inquirenti hanno raccolto conversazioni ambientali di approvvigionamento della droga da parte di un carabiniere, di cessione con un referente della piazza milanese, del contatto con gli spacciatori, della consegna di denaro al graduato dell’Arma quale compenso per il trasporto e la custodia dello stupefacente da piazzare, ma anche, il 27 marzo, l’arresto e il pestaggio di un pusher, la sottrazione a un altro pusher albanese dello stupefacente dal quantitativo da sottoporre a sequestro che veniva poi consegnato a uno spacciatore magrebino, quale ricompensa per la “soffiata” ricevuta. Vi è poi, intercettato, il sequestro e la tortura di un pusher: “Allora tu non hai capito che qua non comandi un cazzo, non hai capito un cazzo, allora!?”, domandava il carabiniere, “Cosa? (rumore di un colpo)”, “Non hai capito niente?”, “Va bene!”, “Ok?”, “Ok”, “Questo è il primo della giornata, ok?”, continuava il carabiniere, “Va bene”, “Siediti là e non rompere i coglioni, non rompere i coglioni, non rompere i coglioni, se trovo qualcosa a casa, per te tanti problemi; tutto quello che trovo so mazzate per te”. Nel corso dell’arresto, viene spiegato dalla Procura, lo spacciatore veniva condotto presso la caserma di via Caccialupo, dove subiva una serie di percosse, finalizzate all’ammissione del reato e alla rivelazione dei luoghi dove deteneva la sostanza stupefacente; dopo averlo consegnato, veniva ricondotto in caserma e percosso nuovamente. Il 2 maggio, un altro pusher veniva sequestrato e torturato.
Come Gomorra… e io ci sguazzo Tra le altre conversazioni registrate dagli investigatori anche quelle per l’estorsione finalizzata all’ottenimento di un’autovettura: “…figa, sono entrato attrezzato (ndr armato)…Uno si è pisciato addosso, nel senso proprio pisciato addosso..”, raccontava al telefono uno degli intercettati. “L’altro mi ha risposto e l’ho fracassato!!! E poi ho sentito Simone ‘ba , ba’ …fa Simone vicino a lui ‘basta, lascialo stare che quello ti fa male!’ … e io gli ho detto ‘io adesso non ti dico niente, vedi tu quello che devi fare!’ …sai cosa ha fatto? …Metti …Ha fatto vicino all’altro ‘metti le targhe sulla macchina …La targa di prova e portala a Piacenza!’ e ce la siamo portati a Piacenza e l’abbiamo lasciata da tuo papà!!”… ‘no, non hai capito? …hai presente gomorra? …Le scene di Gomorra… guarda che è stato uguale! …ed io ci sguazzo con queste cose! …omissis… tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato!”. Per facilitare gli spostamenti e le illecite condotte del suo “fornitore” e del “galoppino”, inoltre, un carbiniere in pieno lockdwon si prodigava alla fornitura di false attestazioni.
La grigliata il giorno di PasquaMentre l’Italia era blindata, a Pasqua, i militari senza alcun tipo di rispetto delle regole grigliavano nella villa di proprietà di uno degli arrestati. Le foto sui social li immortalavano con le bottiglie di champagne in mano. Finché una pattuglia, dopo la segnalazione di una vicina, non si recava nell’abitazione. La conversazione intercettata dopo il controllo è agli atti dell’inchiesta. “La pattuglia te l’ho mandata perché non sapevo che era casa tua”, dichiarava il militare che si era presentato nella villa. Il carabiniere replicava: “Voglio capire un attimo se è la mia vicina, giusto uno sfizio che mi volevo togliere”. “Te la faccio sentire abusivamente, non ti preoccupare”, rispondeva il collega del 112.