C’è un’intera generazione di invisibili, che mai una volta è comparsa nei discorsi sulla ripresa dell’economia, mai è stata considerata come meritevole di attenzione da parte di chi – con ragione, s’intende – cercava soluzioni per rimettere in piedi l’Italia investita dal Covid.
Già prima della pandemia, l’incubo di milioni di giovani adulti, neolaureati, freschi di specialistiche e master era il tirocinio. Non pagato ovviamente, perché i giovani lavoratori devono capire subito come funziona il mondo: il nostro tempo, le nostre competenze che abbiamo ottenuto dissanguando i conti delle nostre famiglie oppure ammazzandoci con l’alternanza studio-lavoretti in nero, tutto questo non vale un tubo. Se ci va bene, saremo schiavi che devono fare ‘la gavetta’, e devono pure ringraziare. Ringraziare di portare i caffè e di fare le fotocopie fino alla fine del periodo di prova, che spesso si conclude con una stretta di mano e un ‘in bocca al lupo’, la rubrica del telefono piena di nuovi contatti che eviteranno di risponderci quando li chiameremo per elemosinare qualcosa, qualunque cosa che ci permetta di arrivare a fine mese, di non dover ricorrere a mamma e papà per pagare gli affitti dei monolocali fatiscenti dove abbiamo trascorso i nostri infiniti anni da studenti.
Questa è la quotidiana realtà dei quasi trentenni (e oltre, purtroppo) in Italia. Invisibili tra gli invisibili, i ‘figli di papà’ presi di mira da Salvini, gli ‘sdraiati’, i fannulloni, i drogati. E adesso, anche platealmente presi per il culo.
Perché Ubaldo Bocci, che nel 2019 ha dichiarato 277.000 mila euro annui e che prende i 600 euro di bonus o un deputato che al mese prende 13.000 euro e poi ha il coraggio di chiedere altri soldi per farci cosa non si capisce, questo è un insulto in primis a tutti i giovani di questo paese. Questi rubagalline senza vergogna ora non hanno il coraggio di affrontare il pubblico ludibrio, perché solo quello gli toccherebbe dato che tecnicamente non hanno fatto nulla di illegale. Rimarranno nel silenzio, un po’ sghignazzando sotto i baffi un po’ preoccupati che qualcuno scopra i loro nomi. Copriranno le tracce, si assicureranno che nessuno parli, forse quei 600 euro scivoleranno in qualche tasca per comprare il silenzio, se non sono già stati dilapidati in chissà quale circo di nani e ballerine.
Ne usciremo migliori, dicevano: al momento, l’unica cosa che è uscita è che questa classe dirigente è una banda di ladri, arraffoni e delinquenti, che mettono le loro mani su ogni centesimo che riescono a trovare. E la soluzione, sia ben chiaro, non è il taglio dei parlamentari: in questo modo, senza una profonda pulizia culturale e politica, rimarranno in parlamento i soliti ladri, solo che saranno di meno. E potranno, quindi, arraffare ancora di più.