In più di 100 città oggi sono previsti presidi studenteschi per il ritorno di Fridays for Future, il movimento lanciato dall’attivista svedese Greta Thumberg: “Scioperiamo da una giornata di scuola o di lavoro per inchiodare le persone al potere di fronte alle loro responsabilità e al loro tradimento”, dicono gli organizzatori.
Affinché l’adesione sia sicura per tutti, Fridays for Future si impegna a rispettare le disposizioni di sicurezza per la protezione contro il coronavirus.
Le azioni varieranno di città in città in modo da poter garantire ovunque la sicurezza dei partecipanti. “Siamo di nuovo in piazza. Nonostante ci troviamo in una pandemia globale, la crisi climatica non si è fermata. Anzi, continua ad essere ignorata e trascurata dalle persone al potere. La crisi sanitaria – scrivono gli organizzatori – ci ha mostrato le contraddizioni dell’attuale sistema economico e sociale, e ci ha costretti ad affrontare la realtà ascoltando la scienza e trattando una situazione di emergenza come tale.
Nonostante questo, nessun governo – nemmeno quello italiano – ha iniziato ad ascoltare sul serio gli allarmi che la comunità scientifica ripete da anni. L’avviso è chiaro: rischiamo di spingerci troppo in là. Continuando a immettere CO2 in atmosfera ai livelli attuali supereremo il riscaldamento globale di 1,5°C, il limite sicuro per evitare di innescare reazioni a catena irreversibili che sconvolgerebbero la vita umana sulla Terra.
Gli incendi, gli uragani, la siccità, la distruzione dei raccolti, le alluvioni e le migrazioni stanno mietendo vittime oggi e di anno in anno rendono la vita sempre più difficile a milioni di persone in tutto il mondo. Perché tutto questo ancora non basta ai nostri politici per decidersi ad agire? Perché tocca ancora noi – ragazzi, studenti, lavoratori – scendere in strada e cercare di scuoterli? Questo decennio è cruciale: le scelte che facciamo, le politiche che adottiamo sono determinanti per il futuro della nostra e delle prossime generazioni. A partire dal 2020 la curva delle emissioni deve iniziare a calare, e per farlo è vitale avviare la transizione ecologica. Ogni paese dovrà fare la sua parte, rispettando gli Accordi di Parigi in cui ha stabilito di fare di tutto per evitare il peggio. Questa pandemia è stata – ed è ancora – una tragedia. Ma molti scienziati ed economisti parlano chiaro: le misure per la ripartenza ci possono permettere di avviare la riconversione ecologica, risollevando l’economia – creando nuovi, diversi lavori – e risolvendo allo stesso tempo molti problemi sociali del nostro paese”.
“Rimangono 10 anni per dire basta ad un sistema di sviluppo tossico ed inquinante, dopodichè il mondo non si potrà più salvare”: a dirlo sono Alessandro Personè dell’Unione degli Studenti e Camilla Guarino di Link coordinamento universitario. “Siamo in crisi economica, sanitaria ed ambientale e vogliamo che il piano di rilancio del Paese dia risposte immediate a tutto questo. All’Italia arriveranno 209 miliardi di euro del RecoveryFund, ma nessuno si sta confrontando con noi giovani per decidere come spendere i fondi e costruire un futuro diverso”.