Il 22 ottobre del 2009, Stefano Cucchi veniva ucciso dalla polizia. Questa, dopo una storica sentenza dello scorso anno, è ormai una verità giuridica conclamata, ma nonostante tutto c’è chi non ha avuto la decenza di chiedere scusa alla famiglia Cucchi per il fango, le insinuazioni e la strenua difesa della polizia stile camerati fascisti di cui hanno dato prova in tutti questi anni.
Cominciamo dal consueto Matteo Salvini, che nel corso di 11 anni ha detto, nell’ordine: che Stefano Cucchi ‘fa schifo’ perché spacciatore e di dubitare fortemente che sia stato pestato dalla polizia; che la sorella di Cucchi, Ilaria, ‘fa schifo’ perché ‘strumentalizza il fratello’; e pur di non pronunciare parole contro la polizia, anche a sentenza chiusa, Salvini ha commentato che “questa è la prova che la droga fa male sempre e comunque”.
Poi passiamo a Carlo Giovanardi, che insiste nel dire che “la droga ha avuto una parte rilevante nella morte di Stefano Cucchi, un ruolo determinante nel decesso” e che, nonostante la sentenza, abbia dichiarato: “resto convinto che fosse uno spacciatore e fare lo spacciatore non è una cosa gloriosa”. Anche Giovanardi aveva accusato Ilaria Cucchi di sfruttare la morte del fratello e davanti alla sentenza di condanna, si è detto convinto che Cucchi avesse delle ecchimosi perché era ‘denutrito’.
Passiamo poi a Gianni Tonelli, ex segretario del Sap (Sindacato autonomo di polizia) e oggi parlamentare della Lega. Nel 2014, commentando la sentenza di assoluzione in secondo grado per i medici, gli infermieri e gli agenti di penitenziaria, in una nota del Sindacato, dichiarò: “Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze”. Tonelli è stato condannato nel 2018 per diffamazione.
Infine, ma non sarebbe affatto finita qui, Ignazio La Russa: “Di una cosa sono certo: del comportamento corretto dei carabinieri in questa occasione”. E non c’è altro da aggiungere.