La disperazione dei pronto soccorsi lombardi: "Vicini al collasso. Subito un lockdown"

Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19, ad Adnkronos Salute: "Bisogna chiudere ora".

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27 Ottobre 2020 - 13.13


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“Chiediamo di applicare, subito, le misure più restrittive di contenimento della diffusione del virus nella società, su tutto il territorio regionale, o almeno nelle aree più a rischio (come Milano) senza indugio e a costo di impopolarità. Le ultime misure rappresentano un passo avanti, ma purtroppo non sono sufficienti”. È l’appello dei pronto soccorso lombardi. A farsene portavoce è Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 per questi reparti.

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Sentito dall’Adnkronos Salute, chiarisce il senso del messaggio: “Ora bisogna chiudere. Siamo arrivati al punto che è necessario un lockdown. La situazione di rischio è generalizzata, riguarda tutta la regione. Soprattutto in alcune aree il sistema assistenziale è vicino al collasso. Milano è più avanti, ma anche altre province hanno quell’andamento esponenziale che preoccupa”.

Per Bertolini il problema è proprio questo: “Quando la crescita esponenziale entra nella fase ripida di salita – spiega – non c’è più modo di controllarla. Ed è necessario chiudere. Ormai è tardi per altro. Qualunque misura ha effetti fra 10-15 giorni. Anche se chiudiamo tutto adesso, per 15 giorni andremo avanti a vedere questa crescita impressionante dei contagi e dei malati che hanno bisogno di cure con sofferenza degli ospedali. Se i pronto soccorso sono in una situazione quasi ingestibile, ed è così, quella sofferenza poi arriva a tutti i livelli. Anche la società non viene risparmiata”.

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Bertolini commenta con Adn le proteste di piazza di questi giorni. “La narrazione che ci stiamo facendo purtroppo non credo sia vera – osserva – Quello che non si riesce a comprendere è che lasciare aperto non significa che l’economia potrà correre, con una patologia di queste proporzioni in circolazione. Gli effetti che genera, l’impatto sull’economia, temo siano maggiori di quelli che si avrebbero con la scelta di chiudere per un periodo limitato. Chi ha un esercizio non può accettare questa visione, ma i dati sono chiari e ci sono già studi che calcolano i costi della pandemia, indipendenti dalle chiusure”.

Bertolini è bergamasco e ha vissuto da vicino il dolore portato dalla prima ondata di Covid-19. “Temo che il lockdown saremo obbligati a farlo e lo capiremo quando inizieremo a vedere le stesse cose che abbiamo visto a Bergamo a marzo-aprile. Scene veramente impressionanti – come la processione di camion militari che trasportano bare – che tutti abbiamo nella mente. Penso che arriveremo lì perché ogni giorno di ritardo ha un impatto incredibile. Io capisco che bisogna salvaguardare l’economia, la società, ma qual è il modo migliore per farlo? A questa domanda non abbiamo ancora dato una risposta credibile. Ma è giusto che le persone sappiano qual è la reale situazione e in che direzione stiamo andando”.

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