Clementi promuove il Dpcm: "Misure razionali, è la giusta direzione"

L'ordinario di Microbiologia e Virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano: "In 20 giorni queste misure dovrebbero avere un effetto di controllo sull'infezione"

Massimo Clementi
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2 Novembre 2020 - 17.42


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Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Irccs ospedale San Raffaele, ha espresso un giudizio positivo per le misure contenute nel nuovo Dpcm: “Mi sembrano razionali e ben proporzionate. Senza essere né eccessive né troppo blande, mi pare vadano nella giusta direzione. E se verranno mantenute almeno per una ventina di giorni, questa volta potrebbero essere in grado di ottenere un controllo dell’infezione” da Sars-CoV-2 in Italia.
“La durata del Dpcm non sarà un dettaglio di poco conto”, avverte il virologo. “Dovrà essere di almeno 20 giorni perché le restrizioni possano produrre un effetto sui numeri dell’epidemia”, precisa l’esperto ricordando come “in questi ultimi tempi abbiamo avuto un Dpcm a settimana, di cui non si è mai potuta verificare l’eventuale efficacia” proprio per mancanza di tempo.
“Era un modo non razionale di affrontare le cose – osserva Clementi – che forse nascondeva un po’ un’incertezza legata all’andamento dell’epidemia”.
In linea generale, nota ancora lo specialista, quelle in prospettate “sono più o meno le stesse misure che hanno preso anche altri Paesi come Germania, Francia o Inghilterra, ovviamente adattate alle diverse situazioni”. In particolare, Clementi trova “corretto finalmente che si sia deciso di limitare a un massimo del 50% la capienza massima consentita per i mezzi pubblici”. Anche se, aggiunge, “mi sarebbe piaciuta una disposizione ad hoc per le scuole: con 20mila bus turistici fermi in questo periodo, ritengo si sarebbero potuti utilizzare per permettere ai ragazzi di andare a scuola e di tornare a casa in sicurezza”.
Clementi è convinto che l’attività didattica vada mantenuta il più possibile. In fondo “le scuole le hanno rispettate anche altri Paesi che hanno un’epidemia oltre la nostra”, evidenzia il virologo. “Checché se ne dica – conclude con riferimento alle realtà in cui le attività didattiche sono state sospese – non vedo tutti questi ragazzi contagiati a scuola”.

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