Aldo 73 anni, abita a Milano. Qualche giorno fa dopo giorni di febbre alta e dissenteria decide di chiamare l’ambulanza nel momento in cui la febbre sale a 38.8 e la pressione massima va a 76.
Prima di chiamare l’ambulanza, avvisa la figlia che si precipita con il compagno sotto casa. Evita di entrare da tempo in casa del padre per non rischiare di contagiarlo qualora lei fosse positiva asintomatica.
Arriva l’ambulanza, scendono due sanitari e uno chiede alla coppia se erano stati loro a chiamare. La figlia si presenta e risponde di no ma che voleva essere lì all’arrivo dell’ambulanza. A quel punto uno dei due barellieri dice: ‘siete consapevoli dei rischi a cui va incontro se lo portiamo in ospedale?’ Figlia e compagno si guardano esterrefatti. Non riescono a proferire parola.
Allora il sanitario si rende conto e spiega: ‘No perché gli ospedali sono pieni di Covid e vi devo avvisare, e poi non sappiamo bene in quale ospedale riusciamo a portarlo.’
Poi entra nel palazzo con i sanitari, che arrivati al piano entrano, lei imane sua porta e sente che dice anche ad Aldo la stessa cosa che ha detto a lei. Aldo
Finisce al Policlinico. Rimane un giorno su una barella in corridoio, come sospetto Covid. Gli dicono che lì ci sono stati quel giorno due casi Covid. Gli fanno il tampone. Gli mettono una flebo che gli abbassano la febbre e aiutano a calmare l’intestino. Tampone negativo. Il giorno dopo, nel pomeriggio la febbre un po’ si è abbassata, le scariche calmate. Lo dimettono a tarda sera, non ancora sano ma ‘salvo’.
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