"Falcone e Borsellino": a un giudice di Francoforte andrebbero spiegate un paio di cose...

In una pizzeria tedesca l'immagine dei due magistrati accanto a quella di mafiosi: il ricorso della famiglie è stato respinto dicendo che i due sono noti in Italia ma non a chi frequenta la pizzeria tedesca

Un cartello in onore di Falcone e Borsellino, trucidati dalla mafia
Un cartello in onore di Falcone e Borsellino, trucidati dalla mafia
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

4 Dicembre 2020 - 16.26


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C’è sempre un giudice, un buon giudice a Berlino, ma ce n’è uno a Francoforte al quale andrebbero spiegate un paio di cose. Per la pizzeria elegante e di design realizzata sulle sponde del Meno, chiamata “Falcone e Borsellino”, il giudice tedesco – come sapete – non ha trovato niente di sconveniente. Niente di censurabile se sui muri del locale, accanto alla celebre foto realizzata da Tony Gentile che ritrae insieme i nostri due magistrati, accanto ci fossero l’immagine di don Vito Corleone e una serie di buchi a simboleggiare i fori di proiettile. Un discutibile insieme a far da cornice ad una margherita o ad altre poco ortodosse versioni della pizza. Certo, un giudice non è chiamato a censurare l’assenza di buon gusto, è vero, per questo ruolo si potrebbero indicare un paio di autorità locali che avrebbero potuto operare un intervento rispettoso della memoria di un Paese, il nostro, che alla Germania ha dato tanto in termini di sacrificio umano. Penso ai siciliani arrivati proprio a Francoforte sul Meno da quell’Isola che fu culla, impegno e sudario di Falcone e Borsellino. Muratori, carpentieri, tanti, con un ruolo non secondario nella costruzione della Germania moderna, potenza europea. L’assenza di garbo, la decisione del giudice, il via libera ad un “Falcone e Borsellino” che diventa logo di una pizzeria, suonano oltraggiosa offesa a quegli italiani, siciliani, ora e da tempo tedeschi. Tedeschi i loro figli e i loro nipoti. 
 Il magistrato di Francoforte che ha ritenuto di non accettare i rilievi che gli arrivavano dalla denuncia della sorella di Falcone, ha archiviato il caso scrivendo che Falcone e Borsellino hanno operato “principalmente in Italia”e che in Germania sono noti “solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria”. Ragionamento singolare, probabilmente fondato su una sostanziale ignoranza, anche del ruolo e del lavoro dei nostri due magistrati. Il giudice tedesco (chissà se è capace di arrossire ) dovrebbe conoscere quanto sia presente in Germania la mafia che Falcone e Borsellino hanno contrastato, dovrebbe saper calcolare quanto più penetrante nella vita e nell’economia anche della sua Germania sarebbero oggi le mafie se Giovanni e Paolo non  ci avessero permesso di assestare colpi decisivi alla crescita della Piovra, non in Italia, nel Mondo, Germania compresa.
Non ci è dato di conoscere quanto questo magistrato abbia il polso del suo Paese reale, quanto sappia di cosa pensano e conoscono i giovani tedeschi. Se potessi, gli racconterei di una sua giovane connazionale, da me conosciuta a Palermo. Era in viaggio per l’Isola. e a Palermo mi chiese dove fossero via d’Amelio, via Isidoro Carini, dove fosse l’aula bunker dell’Ucciardone. La stele in ricordo di Falcone l’aveva già vista, lasciandosi alle spalle l’aeroporto, dove era atterrata.  
Sì, signor giudice, le consiglio di smettere le sue buffe certezze e di cominciare a conoscere davvero il suo stesso Paese, dare uno sguardo al mondo. Lei, signor giudice, vive in un Paese che sa bene, sulla propria pelle, quanto poco conti il passare del tempo quando si fanno i conti con passaggi dolorosi della Storia.

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