Contagi alti in Veneto, i consiglieri Pd: "La variante inglese è ovunque, Zaia non cerchi scuse"

I consiglieri: "La 'variante inglese' non è una specificità veneta, come la nuova narrazione di Zaia vuole farci intendere. E sicuramente non basta a raccontarci il motivo del boom del tasso di contagio"

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28 Dicembre 2020 - 11.17


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I consiglieri regionali del Pd Veneto Giacomo Possamai, Vanessa Camani, Francesca Zottis, Andrea Zanoni, Jonatan Montanariello, Anna Maria Bigon, commentando “gli ultimi dati sui casi di Covid 19” nella Regione hanno dichiarato: “Parliamoci chiaro: di casi legati alla cosiddetta ‘variante inglese’ se ne stanno registrando un po’ ovunque, in tutta Italia. Ad oggi, sono tre in Lombardia, sei in Campania, due in Puglia ed un numero ancora imprecisato in Abruzzo. La ‘variante inglese’ non è una specificità veneta, come la nuova narrazione di Zaia vuole farci intendere. E sicuramente non basta, da sola, a raccontarci il motivo del boom del tasso di contagio al 36% registrato sotto Natale. La certezza di questo nesso, evidenziato dalla Regione, viene proprio oggi messa in dubbio sulla stampa nazionale dall’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola”.
“Se esiste una ‘variante veneta’, purtroppo, è quella del numero elevatissimo di contagi e, soprattutto, della tristissima conta quotidiana dei decessi – spiegano gli esponenti Dem – Un numero che non è giustificabile da nessuna narrazione, da nessuna giustificazione. Sarebbe invece necessario che il presidente Zaia riconoscesse che la situazione in Veneto è grave, senza se e senza ma. E che ci sono stati errori e responsabilità proprie, a partire dai messaggi mai chiari e dalle scelte non prese”.
“L’esempio più eclatante sono le maglie larghe che dovevano essere strette direttamente dalla Regione da molte settimane a questa parte, al di là del colore giallo che pareva essere l’emblema, il fiore all’occhiello di una diversità veneta che però, nei fatti, in questa situazione, tale non si è rivelata – aggiungono i consiglieri PD – E pericoloso proseguire da parte di chi guida la Regione Veneto in questa incessante ripetitività di messaggi ambigui, fuorvianti, di tutela del buon nome della propria gestione, che non è sinonimo di tutela sanitaria dei cittadini”.
“Bisogna parlare chiaro ai cittadini, anche a costo di ammettere un fallimento, senza sollevare continuamente alibi nei confronti di una tragedia che rischia sempre più di trasformare il Veneto nella Lombardia della prima ondata”, concludono.

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