Quello che tanti non sanno o fanno finta di non sapere è che in questa pandemia le variabili sono tante. E che sicuramente la ‘manica larga’ adottata dal governo e dalle regioni per paura dell’impopolarità ci ha portati in una situazione ingestibile. Con 12-15 mila conti al giorni e 300-400 morti.
Poi, certo, se per qualcuno 93 mila morti sono un dettaglio e se dovessero arrivare nuove emergenze a causa delle varianti amen.
“Per noi qui in Abruzzo non cambia nulla visto che siamo in zona arancione e già sapevamo che non avremmo potuto riaprire gli impianti sciistici. Certo, per chi fino a ieri e oggi stesso, ha preparato le piste, assunto personale, accumulato spese, il disagio è grande. Posso capire certamente le ragioni sanitarie che consigliano cautela, ma a questo punto bisogna rompere gli indugi e il governo deve dire chiaramente che la stagione è finita”.
Così il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio commenta l’indicazione del Cts secondo cui non ci sono le condizioni per riaprire gli impianti sciistici.
“A quel punto – spiega Marsilio – si chiamano gli esercenti, i gestori degli impianti, gli si paga la stagione in misura congrua e ragionevole e finisce la storia. Ogni 15 giorni non si può andare avanti così. Anche qui in Abruzzo prima di Natale ci eravamo preparati ad aprire le piste, poi siamo diventati rossi, poi c’è stato il rinvio al 7 e poi al 14, poi ancora rinvii. Oltre al danno anche la beffa per le spese fatte nel tenere aperti gli impianti pronti e funzionanti”.
“E’ evidente che adesso un ulteriore rinvio ci porterebbe inevitabilmente ad aver finito stagione. Che ci sia allora un decreto definitivo che chiuda definitivamente la partita e che arrivino i ristori per mettere in sicurezza le attività, una cosa che consentirebbe a tutti di combattere la pandemia con maggiore libertà e con minori tensioni”, conclude Marsilio.
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